L’assessore regionale dei beni culturali e dell’identità siciliana Alberto Samonà ha scritto alla Soprintendente di Messina Mirella Vinci, perchè disponga un sopralluogo urgente all’antica Fornace di Patti Marina dopo il rovinoso crollo avvenuto nei giorni scorsi.
La fornace, bene vincolato sin dagli anni ’80 dalla sezione etno-antropologica della Soprintendenza di Messina per il valore di testimonianza storica, si trova nell’area urbana della città di Patti e rappresenta una delle ultime espressioni di archeologia industriale della zona. “L’antica Fornace rappresenta una delle ultime testimonianze di una plurisecolare tradizione economica che rischia di scomparire totalmente, seppellendo con sé una preziosa memoria storica e l’identità di una comunità che per tanto tempo si è identificata in questa tradizione lavorativa” ha dichiarato Samonà; ho disposto un sopralluogo urgente per verificare le condizioni dei luoghi e valutare gli interventi necessari, nella considerazione che i luoghi rappresentano punti imprescindibili della memoria di un popolo“.
La città di Patti vanta una tradizione antichissima nell’arte della ceramica tanto da poter essere considerata il centro che in passato ebbe la più importante produzione nella zona nord-orientale della Sicilia. L’attività delle Fornaci, già attiva sin dall’inizio del XVI secolo, riusciva a dare lavoro a centinaia di artigiani, semplici operai, rivenditori e trasportatori, dando all’economia della cittadina un contributo notevolissimo. Una fama che la produzione ceramica di Patti si è conquistata nel tempo per l’originalità della produzione che è proseguita nel tempo con altri opifici di notevole importanza fino alla seconda metà del secolo scorso. Una produzione che aveva anche una capillare ed estesa distribuzione dei prodotti nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo centrale.
La produzione della Fornace entrò in crisi subito dopo il dopoguerra. Dagli anni Sessanta in poi, tutta la zona venne progressivamente trasformata con la conseguente chiusura dei caratteristici forni e magazzini.
A seguito del crollo si sono registrate varie iniziative, tra cui quella di “Italia Nostra”, che ha avviato una petizione online per salvare l’antico manufatto.