E’ stata celebrata all’istituto comprensivo “Lombardo Radice” di Patti la “Giornata della Memoria”. Ricordare per evitare che la storia si ripeta, farsi sentire la propria vicinanza a chi è riuscito a sopravvivere alla furia nazista ed oggi è testimone di quella orribile pagina di storia. Ricordare…senza età, anzi, partendo dai bambini e dai ragazzi.
Così gli alunni delle classi quinte della scuola primaria e delle classi della scuola secondaria di primo grado dell’istituto comprensivo “Lombardo Radice”, diretto dalla dottoressa Antonella Milici, hanno preparato al meglio questa “giornata”, grazie soprattutto all’attività del professore Sandro Musarra. Un’esperienza davvero intensa, toccante, che sicuramente ha “lasciato” qualcosa nel cuore di ciascuno, grazie alla testimonianza, sia pure solo tramite collegamento a distanza, di Ugo Foà, che ha raccontato le discriminazioni e le violenze subite dagli Ebrei, e non solo, durante la Seconda Guerra Mondiale. Foà avrebbe dovuto incontrare gli alunni dell’istituto pattese già lo scorso anno, ma l’evento non potè tenersi a causa della pandemia.
Grazie alla sua disponibilità, ed alla collaborazione della Comunità Ebraica di Napoli e dell’associazione “Giorno della Memoria”, che fa capo all’Ucei (Unione delle comunità ebraiche italiane), l’incontro si è tenuto ieri mattina. “In realtà ricordare quanto di negativo ci è accaduto – sottolinea il professore Musarra – rappresenta un faro. Esso serve a segnalare a tutti i naviganti che c’è un pericolo; indica a quanti non hanno chiara la rotta da seguire, quali siano le insidie del cammino. Serve a richiamare l’attenzione di chi distrattamente si fa trascinare dalle onde. Serve come il richiamo di un amico che ci
ricorda quanto siamo stati male quella volta che abbiamo sbagliato”.
E così, come un amico, Ugo Foà ha voluto condividere la sua esperienza ”per mettere in guardia”. Ha voluto, come un caro nonno fa con i nipotini, aiutare i giovani a non compiere gli stessi errori già compiuti nel passato. Attraverso il suo racconto, ha voluto condividere con gli alunni la sofferenza subita da chi, senza averne una colpa, è stato considerato nemico, ma anche peggio, diverso, per questo inferiore e, in quanto inferiore, da eliminare. Foà ha evidenziato “quanto sia preziosa per un ragazzo l’esperienza della scuola, il luogo dove egli esprime la propria personalità, la propria capacità di stare in relazione con gli altri, il luogo in cui trova la propria realizzazione, in cui vive quel raro tesoro che banalmente intendiamo con il termine normalità.
Concetto in cui facciamo spontaneamente rientrare anche quello di libertà”. E proprio nel tempo della pandemia, delle limitazioni agli spostamenti, delle limitazioni alle manifestazioni d’affetto, delle limitazioni ai legittimi momenti di svago, che le parole di Ugo Foà, acquistano ancor più senso e possono essere ancor più incisive perché appaiono concretamente nell’esperienza di tutti. L’incontro con Ugo Foà è giunto al culmine di un intenso lavoro preparatorio ad opera dei docenti nei giorni precedenti a, sia in aula, sia tramite didattica a distanza, come testimoniato dai molteplici interventi degli alunni, la
maggior parte dei quali ha seguito e partecipato all’incontro in collegamento da remoto.
Questa condizione non è riuscita a sminuire il valore dell’esperienza vissuta, prova ne sia l’attenzione prestata da tutti a ogni intervento, il desiderio mostrato indistintamente di far parte della manifestazione. Molti interventi degli alunni hanno fatto emergere quanto, tra le nuove generazioni, sia distante, almeno a questa età, il concetto di diverso nel senso di inferiore, emergere la presa di coscienza che la libertà è un valore e che vivere la così detta normalità è una fortuna.
Ricordare, allora, ha raggiunto l’obiettivo sperato e non è stato un semplice evento evocativo di un triste passato, ma l’input ad essere tutti costruttori di un futuro di accoglienza e di condivisione, affinchè il mondo sia davvero “la casa comune” che tutti desiderano e che, purtroppo, tarda ancora a diventare realtà.