Dovrebbe arrivare entro questa sera la firma sul nuovo DPCM, il primo del Governo Draghi. Dal 6 marzo al 6 aprile resterà la divisione in fasce e non ci saranno allentamenti, tutt’altro. In zona rossa chiuderanno i barbieri parrucchieri e soprattutto tutte le scuole, anche asili, elementari e medie.
L’orientamento viene confermato in una riunione del premier con i ministri in rappresentanza dei partiti, il titolare della scuola Patrizio Bianchi, il ministro dell’Economia Daniele Franco e gli esperti Agostino Miozzo e Franco Locatelli.
L’impianto del dpcm resta quello comunicato già venerdì alle Regioni: chiusura serale per bar e ristoranti, stop agli spostamenti, con l’eccezione della riapertura di cinema e teatri dal 27 marzo, anche se gli esercenti del cinema (Anec) sottolineano che è solo “un primo passo simbolico, non la ripartenza del settore”.
Un tavolo con le Regioni aprirà poi la discussione sui parametri da adottare per il futuro per distinguere le aree rosse, arancioni e gialle: per ora i criteri non cambiano.
Nella cabina di regia a Palazzo Chigi si discute anche l’urgenza di intervenire con i ristori per chi chiude, a partire dal decreto legge atteso entro la prossima settimana.
E c’è chi, come la ministra Bonetti, pone l’accento sul nodo dei congedi per i genitori a fronte della chiusura delle scuole. L’ultimo nodo sul tavolo, spiegano i partecipanti alla riunione, è proprio la scuola.
Draghi avrebbe dato un assenso al recepimento dell’indicazione del Cts sulla chiusura di tutti gli istituti in zona rossa e sul criterio di ulteriore chiusura, a livello locale, se si raggiungono 250 casi ogni 100mila abitanti anche nelle regioni non rosse.
La discussione però si accende e divide i ministri in due ‘schieramenti’ – con sfumature al loro interno – su come regolarsi in zona arancione. Speranza, con Dario Franceschini, Bianchi e Stefano Patuanelli, chiede di valutare l’opportunità di chiudere anche negozi, per limitare focolai di contagio: per loro non avrebbe senso chiudere gli istituti e lasciare aperti i centri commerciali.
Giancarlo Giorgetti, Mariastella Gelmini e Bonetti sarebbero dell’idea di non imporre misure troppo restrittive nelle zone non rosse e garantire, laddove possibile, la scuola in presenza: chiudere i negozi in zona arancione, è l’obiezione, equivarrebbe ad estendere quasi ovunque le regole da zona rossa.