sabato, Novembre 16, 2024

Infermieri e medici italiani candidati al Nobel per la pace 2021

infermiera

Li abbiamo visti stremati, mentre dormono qualche minuto prima di riprendere a lavorare in turni interminabili, sul pavimento delle corsie di ospedale o sulle panchine fuori dai nosocomi, con i volti e le mani feriti dall’uso prolungato di mascherine, occhiali, guanti e pesanti tute anti-Covid, oppure piangere di disperazione, perché costretti a dover scegliere chi salvare e chi no, quando le terapie intensive italiane erano al collasso.

Sono gli infermieri e medici italiani, oggi candidati al Nobel per la Pace 2021. Il personale sanitario italiano è stato il primo nel mondo occidentale a dover affrontare la gravissima emergenza sanitaria legata al covid-19.

Un coraggio ed uno spirito di servizio, espressi senza condizioni in prima linea, quando pochissimo o nulla si sapeva della Sars-cov2, che ha travolto il Paese, impreparato ad affrontare un’emergenza di queste proporzioni, che oggi valgono la candidatura al premio nobel per la pace, sottoscritta da Lisa Clark, statunitense che vive in Italia, premio nobel nel 2017 per il suo impegno contro il disarmo atomico e co-presidente dell’International Peace Bureau, che ha prestato attività di assistenza volontaria durante l’epidemia.

Testimonial dell’iniziativa promossa dalla Fondazione Gorbaciov di Piacenza, è Luigi Cavanna, primario di onco-ematologia all’ospedale di Piacenza, anch’egli impegnato personalmente nel prestare aiuto ai malati di Covid a domicilio.

Appartiene ormai alla memoria collettiva italiana la foto dell’infermiera, in servizio all’ospedale di Cremona, che si addormenta, stremata, sopra un lenzuolo piegato vicino alla tastiera di un pc dopo 12 lunghe, interminabili ore di turno, scattata da un medico e pubblicata in occasione dell’8 marzo 2020, e diventata il simbolo della lotta al virus nelle strutture sanitarie, ad inizio pandemia.

L’ospedale di Cremona, insieme a quelli di Bergamo e Brescia è stato uno dei più colpiti dall’emergenza sanitaria della prima ondata del covid-19.  Ma c’è un’altra immagine che rappresenta il valore del servizio reso dai sanitari italiani durante l’emergenza covid-19, ed è quella del disegno, realizzato dall’illustratore veneziano Franco Rivolli, pubblicata su Facebook dal presidente dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Chiaravalle, Luca Sanzo negli stessi giorni: una dottoressa, mascherina sul naso e sulla bocca, tiene in braccio l’Italia ferita, avvolta nel tricolore.

Il disegno, omaggio reso dai carabinieri al personale sanitario, fece immediatamente il giro del web e l’ospedale Papa Giovanni di Bergamo realizzò una gigantografia affissa all’ingresso del nosocomio per ringraziare gli operatori sanitari orobici.

Ora, lo scorso 15 marzo è giunto alla “Fondazione Gorbaciov Italia” di Piacenza, che fin dalla metà del 2020 ha raccolto circa 350mila adesioni in numerose istituzioni a sostegno dell’iniziativa, l’ok da Oslo che ha espresso il suo benestare alla candidatura al Nobel per la Pace 2021 di infermieri e medici italiani.

“Ho candidato il corpo sanitario italiano al premio Nobel per la Pace – ha dichiarato Lisa Clark – poiché la sua abnegazione è stata commovente. Qualcosa di simile a un libro delle favole, da decenni non si vedeva niente del genere. Il personale sanitario non ha più pensato a se stesso ma a cosa poteva fare per gli altri con le proprie competenze”.

I medici deceduti in trincea per Covid, contratto nell’esercizio della propria professione, sono circa 330, oltre 80 (di cui 6 suicidi) gli infermieri, mentre restano, ancora oggi, imprecisati i numeri relativi al personale ausiliario in servizio in strutture ospedaliere e Rsa.

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