Parlare di criminalità organizzata attraverso il racconto delle vite dei minori già nati nella rete della ‘ndrangheta, perché figli di famiglie che appartengono alle cosche. I racconti del giudice Roberto Di Bella, che dal 2005 al 2020 è stato Magistrato del Tribunale per i Minorenni a Reggio Calabria, ed oggi Presidente di quello di Catania, hanno tenuto gli studenti della scuola media dell’Istituto Comprensivo 2 di Capo d’Orlando incollati alla sedia, davanti agli schermi sui quali hanno potuto seguire un incontro on line, con il magistrato.
Un progetto per la legalità promosso dall’associazione Biesse, presieduta da Bruna Siviglia, che da sempre è al fianco del giudice Di Bella nella sua battaglia per sottrarre i minori a genitori affiliati alla mafia, realizzato in sinergia con MIUR, Ministero di Grazia e Giustizia e Ministero degli Interni, per far conoscere ai ragazzi nelle scuole il Protocollo “Liberi di Scegliere”, noto al mondo come “Metodo Di Bella”, a cui ha aderito la dirigente Rita Troiani. La vita e l’attività del giudice sono stati oggetto di un film Rai, proiettato ai ragazzi prima dell’incontro.
Parlare ai ragazzi nelle scuole è il modo preferito dal magistrato di seminare la cultura della legalità, testimoniando ai giovanissimi che lo Stato c’è e può dare la possibilità a questi ragazzi di sganciarsi da quella che potrebbe sembrare una vita già segnata, di scegliere una strada diversa, in quei percorsi che lo stesso giudice, messinese, ha definito “Erasmus di legalità” con provvedimenti che limitano o tolgono la responsabilità genitoriale, su adolescenti e bambini che nel corso della loro vita hanno purtroppo vissuto in un contesto familiare che propone loro un modello sbagliato e non hanno incontrato un’alternativa educativa che li affrancasse da un destino già scritto.
“Nonostante la complessità dell’argomento e la crudezza delle storie vere raccontate, anche con fatti di sangue particolarmente efferati” da raccontato la dirigente alla nostra redazione “Gli studenti della scuola media Giovanni Paolo II, che hanno preso parte al progetto, hanno partecipato con grande interesse, rapiti dai racconti del giudice Di Bella, che ha catturato la loro attenzione proprio perché i protagonisti, quasi tutti giovanissimi, sono spesso baby boss, che hanno vissuto sulla propria pelle le regole e la crudeltà del mondo della ndrangheta”. I ragazzi, dopo l’intervento, hanno interagito con il magistrato ponendo molte domande e quesiti.