sabato, Novembre 23, 2024

Brolo, padre e figlio imprenditori, coinvolti nell’inchiesta “Feudum” della DDA di Milano

I Carabinieri di Brolo
I Carabinieri di Brolo

Guai per gli imprenditori brolesi Rosario e Cono Bonina, padre e figlio di 71 e 46 anni, titolari della Veria srl di Brolo, coinvolti nell’operazione “Feudum”, scaturita da un’indagine della DDA meneghina.

Il primo è stato raggiunto dalla misura cautelare degli arresti domiciliari, eseguita in Lombardia, mentre il secondo è indagato in stato di libertà. Questa mattina i Carabinieri della compagnia di Patti, coordinati dal tenente colonnello Salvatore Pascariello e guidati dal luogotenente della stazione di Brolo, Maurizio Mastrosimone, su delega della Procura Milanese, hanno eseguito in casa di quest’ultimo una perquisizione. Entrambi sono accusati di corruzione. L’operazione è scattata all’alba di questa mattina.

I carabinieri del comando Provinciale di Milano hanno arrestato il sindaco di Opera, Antonino Nucera, una dirigente dell’ufficio tecnico comunale e tre imprenditori del settore edile. I cinque sono accusati — a vario titolo — di peculato, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e traffico di rifiuti. Le misure sono state emesse dal gip del tribunale di Milano su richiesta della Dda della Procura della Repubblica di Milano e sono state eseguite nelle province di Milano, Lodi, Brescia, Varese e Messina, a Brolo. Tutti e cinque sono agli arresti domiciliari.

L’inchiesta — coordinata dai procuratori aggiunti, Alessandra Dolci e Maurizio Romanelli, e dai sostituti Silvia Bonardi e Stefano Civardi, e condotta dal nucleo investigativo di Milano era stata avviata nel febbraio 2020 dopo una segnalazione su presunti illeciti posti in essere dall’amministrazione comunale. Il sindaco, una dirigente comunale e alcuni funzionari e consulenti del comune — secondo le accuse — avrebbero interferito in alcune procedure di gara per orientare l’assegnazione di lavori pubblici in favore di imprenditori conniventi; non solo: avrebbero ricevuto da quest’ultimi “sostanziose utilità”, si legge in una nota dei carabinieri.

Durante le indagini, inoltre, sarebbero stati documentati reati di tipo ambientale. Secondo gli investigatori, infatti, gli imprenditori finiti sotto la lente d’ingrandimento avrebbero stoccato, riutilizzato o interrato — in aree di cantiere nel Comune di Opera e in aree agricole all’interno del Parco Sud di Milano — circa mille tonnellate di fresato d’asfalto e altro materiale proveniente dalle lavorazioni stradali e da altri interventi appaltati dai Comuni di Opera, Locate di Triulzi, San Zenone al Lambro, Segrate, Monza; le loro aziende, sempre secondo le indagini, avrebbero attestato falsamente il regolare recupero dei rifiuti speciali attraverso “formulari” ideologicamente falsi che sarebbero stati ottenuti dai gestori di due centri di smaltimento, questi ultimi indagati a piede libero.  Secondo i detective il primo cittadino di Opera, nei primi mesi della pandemia, avrebbe arbitrariamente distribuito a stretti congiunti e a dipendenti comunali circa duemila mascherine chirurgiche che la Città Metropolitana e la Protezione Civile avevano destinato alle Rsa e alla farmacia comunale.

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