Con una circolare firmata ieri, il Ministero della Salute ha stabilito che in Italia sarà raccomandato un uso preferenziale del vaccino AstraZeneca alle persone con più di 60 anni.
I rarissimissimi casi di coagulazione del sangue e di trombosi cerebrali sono infatti avvenuti prevalentemente in donne sotto i 60 anni di età ed entro le due settimane dalla prima dose. Tuttavia l’Agenzia Europea del Farmaco ha escluso che si possa dimostrare la causalità e dunque indicare il sesso o l’età come fattore di rischio.
La decisione del ministero della Salute, anticipata ieri sera dal presidente del Consiglio Superiore di Sanità e responsabile del Comitato Tecnico Scientifico, Franco Locatelli, è arrivata a poche ore di distanza dalle ultime valutazioni dell’EMA sulla sicurezza del vaccino di AstraZeneca. Nel pomeriggio di ieri infatti, l’Agenzia Europea del Farmaco ha definito “possibile” un legame tra alcuni casi estremamente rari di trombosi e la somministrazione del vaccino a vettore virale della casa farmaceutica anglo-svedese.
L’Agenzia aveva comunque ribadito che i benefici offerti dal vaccino continuano a superare gli eventuali rischi, specialmente se confrontati con quelli molto più alti che si affrontano nel caso in cui ci si ammali di Covid-19.
Comunque chi ha meno di 60 anni e ha già ricevuto la prima dose del vaccino senza avere problemi circolatori nelle due settimane seguenti, potrà ricevere normalmente la seconda dose di AstraZeneca nei tempi indicati al momento della prima somministrazione.
La decisione dell’Italia è simile a quelle assunte in diversi altri paesi europei, dove si è scelto di limitare l’accesso al vaccino di AstraZeneca alle persone con più di 55-60 anni a seconda dei casi. Nel Regno Unito invece le autorità sanitarie hanno deciso di sconsigliarne la somministrazione a chi ha meno di 30 anni.