Alla vigilia del 29° anniversario della strage di Capaci e in ricordo di tutte le vittime di mafia, l’Aula Magna del Rettorato ha ospitato l’evento “Genesi di una strage”, organizzato dall’Università in collaborazione con l’Associazione Nazionale Magistrati di Messina.
All’incontro, oltre ai Prorettori e al Direttore generale dell’Ateneo, erano presenti il Prefetto di Messina, dott.ssa Cosima di Stasi e numerose autorità civili e militari.
Dopo i saluti del Rettore, prof. Salvatore Cuzzocrea, della dott.ssa Laura Romeo (Presidente Associazione Nazionale Magistrati, sez. Messina) e del dott. Domenico Santoro (Presidente Ordine degli Avvocati di Messina), sono intervenuti il dott. Andrea Apollonio (Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Patti), l’Avv. Giuseppe Magrofuoco, la dott.ssa Rossella Merlino (Marie Sklodowska Curie Research Fellow – UniMe) e la studentessa UniMe, Laura Spinuzza.
“Per l’evento di oggi – ha sottolineato il rettore- abbiamo scelto questo titolo insieme ai Prorettori, proff. Giovanni Moschella e Luigi Chiara, proprio perché volevamo che i relatori spiegassero i motivi che hanno portato a questa strage. L’università e la scuola formano i giovani e vogliamo che comprendano anche i motivi storici che hanno generato le stragi di Capaci e di Via d’Amelio. Come diceva Borsellino, i magistrati possono fare solo poche cose contro la mafia , spetta infatti alle scuole e all’università formare e fare comprendere ai giovani che bisogna lottare contro il metodo mafioso e non solo contro la mafia.”
“Falcone è un punto di riferimento per tutti noi magistrati – ha detto la dott.ssa Laura Romeo – e ci ha lasciato un metodo di lavoro innovativo, moderno e dinamico: è con Falcone e Borsellino, infatti, che nascono la lotta alla mafia , la Procura nazionale e le direzioni distrettuali antimafia”.
“Il fenomeno mafioso è miseramente umano e come tale ha avuto un inizio e avrà una fine – ha detto il dott. Andrea Apollonio. I mafiosi sono abituati e anche rassegnati alle indagini della magistratura, quindi perché doveva morire proprio Falcone? Sapevano bene che dopo lui sarebbero arrivati altri giudici. Il perché lo spiega Brusca dopo il suo arresto – ha continuato il Sostituto Procuratore – Falcone era diventato un ostacolo politico e mediatico e la goccia che fece traboccare il vaso fu il suo trasferimento a Roma che rischiava di produrre effetti letali per la sopravvivenza di Cosa nostra”.
L’Ateneo peloritano ha aderito, inoltre, all’invito della Fondazione Falcone che prevede l’esposizione di un lenzuolo contro la mafia sulla facciata delle Università e delle istituzioni italiane.