sabato, Novembre 23, 2024

Furbetti del cartellino a Palermo, 28 misure cautelari emesse. Andavano a fare la spesa o jogging pur risultando presenti al lavoro

palermo

Andavano a fare la spesa o a fare jogging, pur risultando presenti al lavoro. E’ successo a Palermo, dove 28 “furbetti del cartellino”, dipendenti del Comune e di alcune società partecipate, sono finiti nei guai, indagati a vario titolo per truffa a danno di un ente pubblico e falsa attestazione. Per otto sono scattati gli arresti domiciliari, per altri 14 l’obbligo di dimora e di presentazione alla Procura generale, per sei solo quest’ultimo.

I destinatari del provvedimento cautelare sono dipendenti del Comune di Palermo (11), del Co.I.M.E. (tre) e della Re.Se.T. (14), in servizio presso i Cantieri Culturali della Zisa. Tra di loro anche un soggetto indagato per mafia.
Le indagini, attraverso videoriprese, appostamenti, pedinamenti ed esami documentali, hanno fatto emergere numerosi episodi di assenteismo da parte dei dipendenti.
Dopo aver attestato la propria presenza in servizio, si allontanavano dal luogo di lavoro per dedicarsi ad attività di natura privata e personale.
Per non parlare poi dei casi, a dire il vero molto frequenti, di timbrature multiple da parte di un indagato per conto di diversi colleghi che in realtà non erano presenti.

In altri casi, invece, veniva fatto illegittimamente ricorso allo strumento straordinario della “rilevazione manuale”, che consente in caso di “dimenticanza” del proprio badge personale, di attestare la propria presenza tramite comunicazione scritta.

In questo modo gli indagati pensavano di aggirare la rilevazione automatica, che tuttavia i finanzieri hanno puntualmente ricostruito.

C’era anche chi timbrava mentre faceva jogging e chi andava in alcuni negozi durante l’orario di lavoro.

E c’era chi, già indagato in inchieste di mafia, mentre era ricoverato in ospedale risultava al lavoro. L’uomo aveva dimenticato di avvertire l’impiegato che utilizzava il suo badge ogni giorno. Servizio che andava avanti in modo automatico anche quando il dipendente aveva presentato regolare certificato medico per un ricovero ospedaliero.

Una telecamera nascosta proprio a ridosso dell’apparecchio per la rilevazione elettronica delle presenze ha consentito, in poco più di tre mesi, di registrare oltre mille casi che hanno determinato una falsa rendicontazione per un ammontare complessivo di circa 2.500 ore di servizio in realtà mai prestate.

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