Il 20 luglio scorso il GIP del Tribunale di Patti, Andrea La Spada, ha emanato ordinanza di imputazione coatta nei confronti di Nicola Versaci, 47 anni, di S. Agata di Militello, accusato di diffamazione nei confronti di alcuni membri dell’attuale giunta comunale.
I fatti risalgono al giugno 2019, quando il 47enne con un post e un video pubblicati su facebook avrebbe riportato in maniera parzialmente inesatta alcuni fatti relativi alla vicenda che riguarda i lavori di riqualificazione del quartiere marinaro adiacente al castello Gallego e, in particolare, di recupero del Baglio Saraceno, finanziati dall’assessorato per i lavori pubblici della regione siciliana per 1 milione e 300mila euro e poi in merito alla transazione tra la ditta Baglio Saraceno sas e il comune.
I lavori erano erano stati cofinanziati dal comune di S. Agata nel 2006 per poco più di 177mila euro quando Bruno Mancuso e Calogero Pedalà facevano parte dell’amministrazione comunale e successivamente era stata redatta una variante al progetto, che prevedeva in origine la realizzazione di una scalinata e di un percorso d’acqua, per realizzare una piazzetta. La variante era stata invero redatta a settembre del 2007 sulla base di un sopralluogo del RUP e del delegato della Soprintendenza dei beni culturali, effettuato il 14 giugno 2007, nella quale si evidenziava che l’avvio dei lavori nei mesi di luglio ed agosto avrebbe interferito con le attività commerciali e di ristorazione presenti sui luoghi. Una di queste era la sas Baglio Saraceno della quale il Pedalà e il Mancuso avevano fatto parte come soci fino al 25 giugno 2007. Successivamente, nel 2010 la sas aveva avviato una causa civile contro il comune in ragione dei lavori di rifacimento di una strada, che avevano impedito lo svolgimento proficuo dell’attività della ditta. Il giudice nella parte del video in cui il Versaci afferma che nel maggio 2019 il comune aveva transatto con la Baglio Saraceno SAS la causa in corso per oltre 50.000 mila euro e che pertanto la società era stata citata in giudizio da se stessa per poi auto-riconoscersi tale somma in sede transattiva – fatto che avrebbe costituito un grave reato contro la pubblica amministrazione – riconosce una mancata aderenza alla verità dei fatti, essendo i soci Pedalà e Mancuso, seppure amministratori comunali nel 2019, ormai fuoriusciti dalla sas dal 2007. E tanto più che dall’atto transattivo, non si evince per il comune alcun esborso di denaro, come invece lasciato intendere dal Versaci, nel cui video intercala la fatidica frase del Principe De Curtis, alias Totò “E io Pago”, con spezzoni ripresi dal celeberrimo film “47 morto che parla” del 1950.
Il PM aveva avanzato richiesta di archiviazione per la vicenda, ma il GIP accogliendo in parte l’opposizione presentata da Bruno Mancuso, Calogero Pedalà e Antonio Scurria, rappresentati dall’avvocato Salvatore Mancuso, ravvisa per la parte relativa al presunto “broglio transattivo” un travisamento della vicenda, basato su una non corretta ricostruzione cronologica dei fatti, che avrebbe indotto in errore i lettori e integrando, così, l’ipotesi di diffamazione aggravata. Per questo motivo non ha accolto la richiesta di archiviazione disponendo l’imputazione coatta del Versaci per diffamazione a mezzo stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità).