sabato, Novembre 23, 2024

Sant’Agata M.llo – Con una coltellata causò la morte del fidanzato, grazia parziale per Francesca Picilli

Francesca Picilli

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha concesso uno sconto di pena di 4 anni alla santagatese Francesca Picilli, condannata in via definitiva a dieci anni e sei mesi di reclusione per l’omicidio preterintenzionale del fidanzato Benedetto Vinci, morto nel 2012 a seguito di una coltellata all’addome.

Il decreto con cui il presidente Mattarella ha concesso la grazia parziale alla Picilli, oggi 37enne, è uno dei due firmati ieri. Dunque una riduzione della pena di quattro anni per la donna, che il 16 settembre 2019, dopo il rigetto del ricorso da parte della Corte di Cassazione, si presentò spontaneamente al carcere di Bollate per l’esecuzione dell’ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale della Repubblica di Reggio Calabria.

Era stata infatti la Corte d’assise d’Appello reggina, nel novembre 2018, a rideterminare la pena dopo la precedente sentenza di rinvio della Cassazione, in annullamento della condanna a 14 anni emessa in secondo grado dalla Corte d’appello di Messina. La condanna di primo grado della Corte d’Assise di Messina nel 2015 fu addirittura di 18 anni.

La vicenda
Era la mattina del 14 marzo 2012 quando il 25enne Benedetto Vinci fu trovato senza vita nella sua stanza da letto, in un’abitazione di via Campidoglio, a Sant’Agata Militello, la stessa nella quale, dieci giorni prima, aveva ricevuto una coltellata all’addome dalla fidanzata Francesca Picilli, allora 27enne. Un unico colpo con un coltello a serramanico, inferto senza particolare violenza, ma che secondo i giudici causò la lesione coronarica che portò alla morte del ragazzo, seppur venne accertato che la ragazza non avesse agito con l’intento di uccidere.
Benedetto Vinci venne trasportato in ospedale e sottoposto ad un intervento chirurgico ma, dimesso, morì nel suo letto di casa.

“Le decisioni – si legge nella nota del Quirinale –  tengono conto del parere formulato dalla Ministra della Giustizia a conclusione della prescritta istruttoria. Per effetto dei provvedimenti del Capo dello Stato agli interessati rimarrà da espiare una pena non superiore a quattro anni di reclusione, limite che consente al Tribunale di sorveglianza l’applicabilità dell’istituto dell’affidamento in prova al servizio sociale (art. 47 dell’ordinamento penitenziario)”.

Il Presidente della Repubblica ha tenuto conto del positivo comportamento tenuto dalla condannata durante la detenzione e della circostanza che il percorso di rieducazione sino ad ora compiuto potrebbe utilmente proseguire – qualora la competente Autorità giudiziaria ne ravvisasse i presupposti – con l’applicazione di misure alternative al carcere.

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