La legge di Stabilità in gestazione a Roma assegna ai Comuni siciliani 44 milioni da dividere con la Sardegna per potenziare i servizi sociali e altri 50, sempre in «comproprietà», per aiutare le amministrazioni in pre-dissesto ad evitare il default. Briciole, rispetto ai 300 milioni che i sindaci siciliani invocano di fronte a Palazzo Chigi.
Sono tanti anche i primi cittadini della zona tirrenica e dei Nebrodi a partecipare alla manifestazione che l’Anci Sicilia ha organizzato per oggi. In piazza con i sindaci anche il governo regionale rappresentato dall’assessore Marco Zambuto.
L’Anci, l’associazione guidata dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha portato in piazza a Roma quasi 150 sindaci, cioè una parte considerevole rispetto ai 391 comuni della platea siciliana. Ma in piazza c’è soprattutto una emergenza finanziaria che lascia immaginare a partire dai prossimi mesi tagli ai servizi pubblici per far quadrare i conti.
E per capire la portata dei tagli l’Anci ha ricordato ieri che «solamente 152 Comuni su 391 hanno approvato il bilancio di previsione 2021-2023, appena 74 sindaci hanno approvato il consuntivo 2020 e circa 100 Comuni si trovano già in dissesto o sotto piano di riequilibrio».
La delegazione denuncia, ancora una volta, le gravi criticità finanziarie e organizzative in cui, ormai da troppo tempo, versano gli enti locali dell’Isola.
I primi cittadini siciliani si sono mossi per chiedere al Governo nazionale “urgenti provvedimenti di carattere normativo e finanziario” per i bilanci, e non solo, di piccoli e grandi Comuni della Sicilia.