Dovrà scontare una pena a 3 anni e tre mesi in carcere un 74enne caronese per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali. Lo ha deciso con sentenza di primo grado il giudice monocratico del Tribunale di Patti, Giovanna Ceccon, lo scorso 10 novembre. I fatti risalgono al 02 giugno scorso, quando i Carabinieri, allertati da una telefonata che segnalava un lite in famiglia, sono intervenuti presso l’abitazione dell’uomo, trovando la moglie in stato di agitazione. La donna, che da anni subiva maltrattamenti fisici e verbali, per i quali in precedenza aveva anche sporto denuncia, poi ritirandola come spesso purtroppo accade in questi casi, questa volta era stata colpita con un bastone, tanto da procurarle un trauma cranico, varie contusioni ed un forte stato di turbamento, così come poi certificato dal pronto soccorso dell’ospedale di Sant’Agata di Militello, dove è stata trasporta.
E’ scattato così il “codice rosso” per la violenza di genere e grazie alle indagini condotte dai militari dell’arma sotto la guida del P.M. della Procura della Repubblica di Patti Alessandro Lia e alla denuncia della vittima, il 74enne, difeso dall’avvocato Giuseppe Collura del foro di Messina, è stato arrestato e posto ai domiciliari. Una misura cautelare che però veniva applicata in un appartamento posto nello stesso stabile dove risiede la vittima. Una circostanza che, purtroppo, ha favorito la reiterazione del reato. Il 74enne, infatti, dopo appena una ventina di giorni dall’arresto, incurante delle misure cautelari, tra le quali anche quella di non comunicare con la vittima, sarebbe tornato a minacciarla. Per questo motivo il legale della donna, che si è costituita parte civile, l’avvocato Salvatore Ficarra del foro di Catania, aveva evidenziato la necessità di ricorrere a misure cautelari più stringenti e all’allontanamento del 74enne dall’abitazione vicina a quella della vittima, mentre il P.M. Lia, sulla scorta di queste ulteriori minacce, ha chiesto a luglio scorso l’aggravamento della misura cautelare con la custodia in carcere. Richiesta che non è stata accolta. Lo scorso 10 novembre, intanto, è arrivata la sentenza relativa ai fatti del 2 giugno. Il pubblico ministero di turno in udienza ha chiesto per l’uomo 2 anni e 4 mesi di reclusione, mentre il giudice, riconoscendo il vincolo della continuazione, lo ha condannato a 3 anni e 3 mesi in carcere e al risarcimento del danno in favore della vittima, che verrà quantificato in sede civile e al pagamento delle spese legali sostenute dalla donna.