Anche per difficoltà oggettive legate al Covid. E’ questa la motivazione per la quale il parroco di Frazzanò don Massimiliano Rondinella ha rinunciato al finanziamento per un cantiere lavoro finalizzato ad interventi di manutenzione straordinaria nella ex chiesa di San Giuseppe. Questo si evince dalla missiva che don Basilio Scalisi, direttore dell’ufficio tecnico amministrativo della diocesi di Patti, ha inviato il 17 gennaio scorso al sindaco di Frazzanò Gino Di Pane.
“Ci ha sorpreso il modo relativo alla nota, ha scritto don Basilio Scalisi, rivolgendosi al primo cittadino; il parroco, che ha discusso più volte con questo ufficio, ha evidenziato tutte le difficoltà oggettive per il cantiere – problematica della quale è stata portata a conoscenza la Regione – legate alla pandemia da Covid 19 in atto.”
Ma la vicenda non è finita qui, perchè il sindaco di Frazzanò ha risposto a don Scalisi, inviando la missiva, per conoscenza al vescovo di Patti monsignor Guglielmo Giombanco:
“Lungi da me voler polemizzare, la risposta mi ha “sorpreso” e richiamato alla mente il celebre modo di dire “mettere la testa sotto la sabbia”, tipico degli struzzi. Espressione utilizzata nella quotidianità per indicare il comportamento di chi non vuole vedere i problemi. Ho tentato ripetutamente di dare un significato alle parole evidenziate nella nota del 17 gennaio scorso ma, alla fine, l’arcano tale era e tale è rimasto. A parte quella legata alla “pandemia Covid-19”, per la quale sarebbe stato compito del rup nominato dal comune di Frazzanò provvedere all’adozione delle misure necessarie ad evitare le possibilità di contagi fra i lavoratori, neppure il più esperto esegeta o cleromante riuscirebbe a comprendere quali altre “difficoltà oggettive” hanno portato al rifiuto del finanziamento del cantiere di lavoro.”
“Reverendo Padre, io mi occupo ogni giorno dell’Amministrazione della cosa pubblica, ma sempre refuggo dall’utilizzo del linguaggio “burocratese”, perché ritengo corretto dare il giusto nome alle cose, ma soprattutto ritengo doveroso assumermi in prima persona le responsabilità conseguenti agli atti compiuti dai miei collaboratori su mie direttive. Non li abbandonerei nel momento del bisogno e sarei accanto a loro nell’affrontare eventuali conseguenze dovessero sorgere. Per questi motivi, quando ho letto nella sua missiva che “il Parroco ne ha più volte discusso con questo Ufficio diocesano, evidenziando tutte le difficoltà oggettive legate anche alla pandemiaCovid-19 in atto ”mi sono chiesto quali “difficoltà oggettive” potevano essere state considerate insormontabili dall’Ufficio tecnico della Curia per non addivenire a una possibile accettazione del finanziamento per la Chiesa di San Giuseppe e quali consigli erano stati dati a Don Rondinella dagli operatori dell’Ufficio tecnico amministrativo della Diocesi di Patti.
Quando le nostre decisioni coinvolgono altre persone è giusto dare esaustive spiegazioni. La rinuncia al finanziamento ha inciso sulla vita di tante persone, primi fra tutti su coloro ai quali è stata negata un’opportunità di lavoro. Ecco, allora, che l’ufficio da Lei diretto aveva/ha l’obbligo di esplicitare in maniera estremamente chiara le motivazioni che hanno portato al rifiuto del finanziamento ed evitare frasi evasive di circostanza. Concludo uscendo dal mio seminato” di amministratore, forse con presunzione, “La messe è molta, ma gli operai sono pochi”, in quel “seminato”, espresso in maniera esemplare nella parabola dei talenti affidati, dove i due servi che adempiono il loro compito ricevono un meritorio encomio, mentre il terzo è ripreso per il suo comportamento ozioso, per la sua prudenza, ed è severamente punito per essere rimasto con le mani in mano, inoperoso, non all’altezza dei compiti affidatigli.”