sabato, Novembre 23, 2024

Incendi “misteriosi” a Canneto di Caronia nel 2014: condannati in primo grado padre e figlio

incendi canneto

Si è chiuso con la condanna di Antonino e Giuseppe Pezzino, rispettivamente padre e figlio, il processo di primo grado celebrato al tribunale di Patti sugli incendi del 2014 a Canneto di Caronia.

Quei roghi apparentemente senza innesco che interessavano abitazioni, auto ed elettrodomestici della contrada Canneto, suscitarono l’interesse dei media nazionali per l’alone di mistero che si era creato, ma ora hanno un colpevole confermato da un giudice.

Resta ovviamente da attendere l’esito dei successivi gradi di giudizio, ma intanto Giuseppe Pezzino, 33 anni, è stato condannato dalla dottoressa Giovanna Ceccon a 6 anni di reclusione ed il padre Antonino, 61 anni, colpevole di averlo aiutato, ad un anno e sei mesi.

I reati contestati sono incendio, danneggiamento e truffa. Per l’ipotesi di reato di procurato allarme il giudice ha invece disposto la prescrizione.

Nei confronti del giovane è stata disposta anche l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni ed il pagamento delle spese della costituita parte civile Rosalia Mirabella, rappresentata dall’avvocato Salvatore Sanna, e del comune di Caronia, patrocinato in giudizio dal professor avvocato Antonio Matasso. Il risarcimento danni sarà invece liquidato in separata sede se e quando la sentenza di condanna sarà definitiva.

Il padre, Antonino Pezzino, un tempo a capo del comitato che era sorto a Canneto a difesa degli abitanti, è stato invece riconosciuto colpevole in concorso con il figlio per un episodio di danneggiamento seguito da incendio di un mezzo dell’Unione dei Nebrodi e per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Nessun mistero, dunque, dietro i fenomeni incendiari a Canneto di Caronia, per cui padre e figlio puntavano anche ad ottenere indennizzi da parte della Regione Siciliana, insistendo sulla calamità che incombeva sul paese.

Gli imputati sono stati difesi dagli avvocati Giorgio Magistro, Domenico Magistro e Francesco Pizzuto, che avevano chiesto l’assoluzione o il minimo della pena. Il Pm ha invece chiesto ed ottenuto la condanna per entrambi gli imputati.

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