Alleanze e coalizioni in vista delle elezioni regionali di ottobre sono chiamate al primo fondamentale banco di prova con le amministrative del prossimo 12 giugno.
La partita più importante si gioca nel centrodestra a Palermo, dove Ignazio La Russa è stato spedito da Giorgia Meloni per incontrare i dirigenti di Fratelli d’Italia, ma anche il presidente della Regione e il candidato sindaco di centrodestra Roberto Lagalla.
Proprio nel capoluogo siciliano il ritiro della candidatura di Francesco Cascio (Forza Italia) – che sarà in ticket con l’ex assessore regionale all’istruzione – è stato letto come il tentativo di non creare un’ulteriore insanabile frattura all’interno del centrodestra, “per tenere unita la coalizione e non lasciare Palermo di nuovo nelle mani di un governo di sinistra”, ha confermato Cascio, che nella sua ex squadra aveva indicato come vicesindaco l’attuale assessore regionale dei beni culturali Alberto Samonà (unico componente della giunta Musumeci in quota Lega).
“Sarebbe bello per la Sicilia – dice La Russa -, che il vertice Berlusconi-Meloni-Salvini non fosse necessario per decidere quello che a me sembra naturale: uniti su Lagalla e uniti su Musumeci”.
A tenere banco, però, è la polemica seguita all’intervista rilasciata da Gianfranco Miccichè a “La Stampa”, pubblicata domenica, in cui il pensiero del numero uno dell’ARS è stato riassunto nel titolo “Musumeci è un fascista e a Palermo non lo vogliamo più”.
“Le polemiche – dice il governatore – mi hanno suscitato stupore ma niente di più. Micciché non ha mai pronunciato quelle parole, quindi stiamo parlando del nulla”. E mentre Musumeci chiede a La Stampa di smentire, stamattina sulle colonne del quotidiano torinese spunta la trascrizione integrale dell’intervista registrata con il coordinatore regionale di Forza Italia: come si evince dal testo non c’è proprio nulla da smentire.