La terza sezione penale della Corte di Cassazione ha scritto la parola fine sulla vicenda processuale che vedeva imputato un operatore scolastico di Rocca di Capri Leone della gravissima accusa di violenza sessuale su una minore che soffre di deficit cognitivi.
Era metà febbraio del 2019 quando le docenti di un istituto di Capo d’Orlando chiesero aiuto al Commissariato paladino, raccontando che la studentessa – all’epoca dei fatti appena 16enne – da qualche giorno invece di arrivare a scuola in autobus con i compagni veniva accompagnata da un uomo con la sua auto.
L’accompagnatore, allora 59enne, lavorava come assistente scolastico in una scuola elementare di Capo d’Orlando ed era legato da relazioni di amicizia alla famiglia della ragazzina.
I poliziotti sono riusciti così a documentare diversi casi di violenza sessuale compiuti dall’uomo, arrestato e condannato in primo grado alla pena di 10 anni di reclusione, poi confermata dalla Corte di Appello di Messina.
Oggi anche la Corte di Cassazione ha ritenuto colpevole l’uomo, confermando in toto la sentenza d’appello e rigettando il ricorso presentato dall’avvocato Decimo Lo Presti. Al centro dell’articolato intervento difensivo del rappresentante della difesa è stata la questione di nullità della perizia relativa alla capacità di testimoniare della 16enne per l’assenza del consulente della difesa, e la mancanza della motivazione dello specifico motivo di appello, inerente gli esiti che risultavano da un altro procedimento penale – definito sempre presso il Tribunale di Patti – in relazione all’accertata incapacità a testimoniare della persona offesa.
La Suprema Corte ha dunque rigettato il ricorso proposto dall’avv. Lo Presti, accogliendo la richiesta formulata dal procuratore generale, cui si sono associate le parti civili, rappresentate dagli avvocati Bernardette Grasso e Cristina Manfredi Gigliotti.
“Prendiamo atto con sommo rammarico di quanto deciso dalla Corte con riferimento a profili di nullità, che ritenevamo gravi – ha commentato il legale della difesa –, e attendiamo le motivazioni della sentenza, anche al fine di valutare eventuali profili di revisionabilità della stessa”.
Il centro antiviolenza Pink Project di Capo d’Orlando, che si era costituito parte civile, ha commentato: “la vicenda, anche per la brutalità e le modalità di consumazione del reato, rappresenta un importante precedente per i centri antiviolenza e, in particolare, per il centro Pink Project, che da anni sostiene le vittime di violenza di genere ed ha affiancato e sostenuto la persona offesa fino al grado di legittimità”.
L’Avv. Cristina Manfredi Gigliotti per il Centro Pink Project, commenta: “È stato un processo impegnativo, sia per la vicenda umana che sotto il profilo processuale. All’esito, possiamo ritenerci soddisfatte in quanto è stato definitivamente acclarato l’ossequioso rispetto delle forme e della sostanza processuale ed è stata resa una sentenza che è conforme a giustizia”.
La Presidente del centro antiviolenza Maria Grazia Giorgianni: “Siamo state parte attiva a fianco della giovane vittima fin da quando è riuscita a raccontare quanto subito alla Polizia di Capo d’Orlando ed abbiamo partecipato come parte civile a tutti i gradi di giudizio per rappresentare l’interesse e il diritto di tutte le bambine, di tutte le ragazze e di tutte le donne a vivere libere dalla violenza. La violenza, in tutte le sue forme, non è un fatto privato, ma è reato non solo a danno di chi la subisce direttamente, ma di tutta la società. Per questo ogni giorno siamo a servizio del territorio per le donne, per accogliere le loro storie e sostenere i difficili e dolorosi percorsi di fuoriuscita dalla violenza”.