Per la procura di Palermo era necessario un intervento urgente, per scongiurare il pericolo che il diritto-dovere del voto, per le amministrative del 12 giugno, fosse “definitivamente trasfigurato in merce di scambio assoggettata al condizionamento e all’intimidazione del potere mafioso”.
Così a soli quattro giorni dalle elezioni comunali, la città di Palermo viene scossa da un vero e proprio terremoto politico. “Scambio elettorale politico-mafioso”, questa la pesante accusa mossa dalla Procura del capoluogo siciliano nei confronti del 52enne Pietro Polizzi, già consigliere provinciale, all’epoca eletto nell’Udc e adesso candidato al Consiglio comunale di Palermo nella lista di Forza Italia a sostegno dell’ex assessore Regionale Roberto Lagalla.
Secondo la Procura, per essere eletto Polizzi avrebbe stretto un patto con Agostino Sansone, 73enne boss del quartiere Uditore, storico alleato di Cosa nostra (anche lui finito in manette stamattina), che era tornato a fare l’imprenditore edile dopo avere scontato una condanna per associazione mafiosa.
Sansone è fratello di Gaetano, il proprietario della villa di Via Bernini – nel complesso residenziale in cui insistono uffici e abitazioni perquisite questa notte dalla Squadra Mobile – che ospitò Totò Riina nell’ultimo periodo di latitanza. L’imprenditore lo scorso 10 maggio è stato intercettato mentre si trovava nel comitato elettorale di Polizzi, pronunciando parole che non hanno lasciato dubbi ai magistrati: Sansone avrebbe promesso l’appoggio dei boss dell’Uditore alle prossime comunali in cambio del sostegno da parte dell’aspirante consigliere. Così in tempi brevissimi è scattato il provvedimento, anche nei confronti di un collaboratore di Sansone, Manlio Porretto.
Un blitz, quello scattato all’alba di oggi, destinato a riaccendere la polemica sulla questione morale, che è stata al centro della campagna elettorale di Palermo: dopo aver ricevuto il sostegno dell’ex senatore Marcello Dell’Utri e dell’ex governatore Salvatore Cuffaro, entrambi condannati per mafia, il candidato sindaco del centrodestra Lagalla dovrà fare i conti anche con l’arresto di un suo candidato al consiglio comunale, per cui un mafioso tornato in libertà faceva campagna elettorale.