Colpo di scena nel consiglio comunale di insediamento del nuovo corso amministrativo a Librizzi. Dopo il giuramento dei consiglieri comunali, il presidente dell’assemblea ha fatto uscire il pubblico dall’aula e pare sia stata sollevata l’incandidabilità del consigliere Francesco Tricoli, già candidato a sindaco e giunto secondo davanti a Nunzio Scaglione e dietro il sindaco rieletto Renato Di Blasi.
Uscendo dall’aula Tricoli, sono usciti anche i due consiglieri di opposizione del suo schieramento. Da qui il caso politico, per una questione risalente al 2010, che, con ogni probabilità, essendo trascorsi oltre dodici anni, si sarebbe potuta azzerare e che ora si sta connotando già da alcune stranezze; Tricoli è in possesso del certificato del casellario giudiziario del 29 aprile 2022, da cui non risulta nulla.
Nel contempo, lo ricordiamo, Tricoli, nel precedente mandato di Renato Di Blasi, è stato vice sindaco per due anni e poi consigliere comunale uscente per i 3 anni successivi. Come mai questa situazione, se sussistente già prima della sua candidatura a componente dell’esecutivo di Blasi, non è stata sollevata cinque anni fa? Questo, oltre a quello del certificato del casellario, è un altro mistero.
A questo punto, mentre Tricoli ha comunicato già di voler chiarire la propria posizione e di essersi rivolto ad un legale per impugnare gli atti del consiglio comunale, un’altra domanda sorge spontanea. Se dovesse sussistere l’incandidabilità, ci sono i presupposti perché a Librizzi si ritorni alle urne?