I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Acireale hanno arrestato un 36enne del posto nella flagranza di reato di estorsione. La vicenda, comune nella concatenazione degli eventi a molte vittime di estorsione, ha avuto inizio nello scorso mese di maggio quando l’esercente di un bar del centro cittadino di Acireale, un acese 37enne, aveva subito un furto nelle ore notturne all’interno del proprio locale.
Questo però era stato solo lo spunto iniziale per piegare la sua volontà, con intimidazioni esplicite o sottintese di cui sarebbe stato successivamente vittima, perché, infatti, solo dopo una settimana aveva ricevuto la visita nel suo bar del 36enne.
Nel corso della discussione quest’ultimo aveva paventato alla sua vittima la possibilità di evitare ulteriori furti con la “protezione” che egli avrebbe potuto offrigli in cambio di denaro. L’esercente, per quieto vivere, gli aveva consegnato del denaro nella speranza che le richieste si sarebbero fermate ma, come solitamente accade, le “visite” di quest’ultimo sarebbero divenute frequenti.
Difatti, manifestandogli necessità di carattere personale correlate alla salute dei propri figli, oppure per la necessità di dover “pagare gli avvocati degli amici”, l’estortore si presentava alla vittima con cadenza quasi quotidiana con la medesima richiesta, talvolta accompagnato dal figlio minore al quale, in un’occasione, aveva consegnato un cellulare con un messaggio vocale con la richiesta di denaro da far ascoltare al malcapitato barista che in quell’occasione aveva però rifiutato di consegnare i soldi al bambino. Al suo diniego il padre era immediatamente accorso per reclamare il “dovuto”, avvertendolo che gli avrebbe fatto chiudere l’esercizio commerciale e che, diversamente, sarebbe intervenuto un altro personaggio a lui superiormente sovraordinato nella gerarchia criminale, minacce che avevano nuovamente piegato la vittima che gli ha consegnato il denaro.
In effetti, dopo qualche giorno, il barista aveva ricevuto la “sgradita” visita di un altro uomo da egli conosciuto come gravitante nell’ambiente criminale, il quale gli aveva intimato di raggiungerlo all’esterno del locale per parlare in maniera riservata, ma il 37enne, spaventatissimo e presagendo l’oggetto della discussione, aveva rifiutato di seguirlo rivolgendosi in seguito ai Carabinieri ai quali ha raccontato la propria storia.
Ma le richieste di denaro per il barista non erano certo finite perché dopo soli cinque giorni, intorno alla mezzanotte del 23 giugno, il 36enne lo aveva nuovamente raggiunto asserendo che la figlia era affetta da una gravissima malattia.
L’esercente, pur consapevole della falsità della motivazione, aveva elargito all’uomo la metà della somma di denaro richiestagli ma, stante l’insistenza di quest’ultimo, aveva concordato di consegnargli l’indomani la parte rimanente, appuntamento al quale, però, avrebbero partecipato anche i Carabinieri del Nucleo Operativo.
I militari hanno documentato l’arrivo del 36enne a bordo di un’auto insieme a moglie e figli minorenni, uno dei quali inconsapevolmente, sceso dal veicolo, è entrato nel bar con un biglietto datogli dal genitore con “l’invito” rivolto alla vittima di consegnargli il denaro, richiesta alla quale quest’ultimo non ha ottemperato causando l’irritazione del padre che, pertanto, gli è andato incontro personalmente con fare minaccioso.
Purtroppo per lui uno dei carabinieri ha ascoltato le sue intimidazioni, stante le quali avrebbe detto alla vittima che, qualora non gli avesse dato i soldi, sarebbe stato nuovamente vittima di furti e sarebbe divenuto preda di altri personaggi “… quelli più grossi di me …” (malavitosi).
Il 36enne, appena ricevuto l’ulteriore denaro dalle mani del barista, è stato bloccato dai militari e quindi associato al carcere catanese di Piazza Lanza, ove tuttora permane all’esito dell’udienza di convalida.