Ergastolo per Antonino De Pace, l’infermiere calabrese accusato del femminicidio della fidanzata Lorena Quaranta, uccisa il 31 marzo 2020 a Furci Siculo, in pieno Lockdown.
La Corte d’Assise di Messina ha condannato l’uomo al carcere a vita, pena che era stata richiesta dall’accusa, il PM Roberto Conte, al termine della requisitoria. La sentenza è stata emessa nel pomeriggio di oggi, intorno alle 16, alla presenza dei familiari e degli amici di Lorena.
La Corte, presieduta da Massimiliano Micali, ha escluso le aggravanti della premeditazione. Questo non ha però evitato l’ergastolo a De Pace condannato anche a pagare una provvisionale di 200.000€ alla famiglia di Lorena, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Barba e costituitasi parte civile al processo.
Il delitto avvenne il 31 marzo 2020, in pieno lockdown, a Furci Siculo, dove i due vivevano e studiavano insieme.
Era stato lo stesso De Pace a chiamare i Carabinieri quella notte. Lorena era stata trovata senza vita, uccisa al culmine di una lite. Dopo aver colpito Lorena alla fronte con un oggetto, tramortendola, De Pace l’aveva immobilizzata e poi atrocemente soffocata. Per spiegare il raptus che lo aveva colto, l’infermiere aveva dato una “giustificazione” agghiacciante: uno stato d’ansia provocato dalla paura di essere stato contagiato dal coronavirus, cosa poi rivelatasi assolutamente infondata.
Dopo averla uccisa, ha tentato il suicidio tagliandosi le vene, riuscendo però a procurarsi solo ferite superficiali. Poi la chiamata ai carabinieri.
Lorena, originaria di Favara, frequentava l’ultimo anno della facoltà di Medicina e presto si sarebbe laureata. Il 20 ottobre dello stesso si è svolta una cerimonia di Laurea in suo onore all’Università di Messina. Una vita spezzata troppo presto.