Quel denaro era lo stipendio della moglie e non provento dell’attività di spaccio. Il bilancino di previsione ritrovato in cucina non era altro che una comune bilancia per pesare gli alimenti, la droga rinvenuta nei pressi della sua abitazione era per uso strettamente personale. Con queste osservazioni l’avvocato Nunziatina Armeli ha smontato le accuse a carico di un quarantasettenne di Tortorici, assolto perché il fatto non sussiste.
L’uomo, che aveva riportato altre condanne per spaccio, era stato arrestato il 16 ottobre 2020; fu posto prima ai domiciliari e poi con l’obbligo di dimora. Secondo l’accusa deteneva in casa due involucri di marijuana, 1,27 grammi fu consegnato spontaneamente, 42,62 grammi furono ritrovati all’interno di un cestino dietro la porta di ingresso dell’abitazione. Per l’accusa la droga ritrovata non era ad uso personale; aveva contestato inoltre di aver trovato 700 euro in contanti, una lama per bisturi ed una bilancia elettronica di precisione. Da qui l’emissione del decreto di giudizio immediato.
In dibattimento il consulente dei Ris di Messina ribadì che dalla droga sequestrata sarebbe stato possibile ricavare 71 dosi e che il principio attivo era superiore al tasso soglia previsto dalle tabelle ministeriali. Nel corso delle discussioni finali, il pm Carlo Giorgianni ha richiesto la condanna a 6 mesi e 1000 euro di multa.
Di diverso avviso la difesa dell’imputato. L’avvocato Nunziatina Armeli ha dimostrato che il denaro trovato in casa fosse in realtà la retribuzione lavorativa della moglie e che non si trattasse di un bilancino di precisione, ma di una comune bilancia per pesare gli alimenti rinvenuta fra l’altro nel vano cucina. La sostanza era destinata ad uso personale, perché l’imputato era un assuntore abituale.
Il giudice monocratico del tribunale di Patti Giovanna Ceccon ha accolto le richieste della difesa e ha assolto l’imputato perché il fatto non sussiste.