Condannato per aver diffamato un parente sui social network. La vicenda è stata presa in carico dalla Corte di Cassazione, che lo scorso 23 novembre ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dall’Avv. Decimo Lo Presti nell’interesse di D. M. A., 32enne residente a Capo d’Orlando.
La condanna dell’imputato per il reato di diffamazione continuata e aggravata dalla pubblicazione di numerosi post oltraggiosi sul noto social network inflitta il 25.9.2020 dal Giudice Monocratico del Tribunale di Patti, a 2.000 euro di multa, è stata confermata in appello e adesso, dopo il rigetto del ricorso in Cassazione, è definitiva.
La Suprema Corte ha anche disposto la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di € 3.000,00 in favore della cassa delle ammende; nonché delle spese legali del giudizio, che si aggiungono a quelle liquidate dal Tribunale di Patti in primo grado e dalla Corte d’Appello di Messina in secondo grado.
L’imputato dovrà inoltre risarcire i danni patrimoniali e morali subiti anche nel contesto lavorativo dallo zio D. R., parte civile costituita e difesa dell’Avv. Alessandro Nespola. Danni scaturiti delle tante pesanti offese, ricevute mediante la diffusione pubblica dei post su Facebook e che saranno quantificati e liquidati dal Giudice in sede civile.
Si chiude così una vicenda processuale nata da alcuni dissidi tra parenti che erano anche colleghi di lavoro. L’Autorità Giudiziaria ha censurato ancora una volta il deprecabile contegno di chi, e sono purtroppo tanti, utilizzano Facebook per offendere e diffamare pubblicamente persone loro invise.