sabato, Novembre 23, 2024

Messina, ripartirà da zero il processo a carico dell'”untore”

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Ripartirà da zero, in primo grado, il processo a carico del 57enne di  Messina Luigi De Domenico, condannato nel gennaio scorso a ventidue anni per le accuse di omicidio aggravato e lesioni gravissime.

De Domenico era accusato di omicidio per la morte della sua compagna, un’avvocatessa di Messina morta di Aids nel 2017. De Domenico infatti avrebbe trasmesso l’Aids alla donna, rimasta tenuta all’oscuro della malattia dell’uomo e morta anni dopo senza aver potuto ricorrere alle cure del caso. Dall’inchiesta è emerso che anche la prima moglie dell’uomo, dalla quale ha avuto una figlia agli inizi degli anni Novanta, era morta di Aids nel 1991.

Un vero e proprio untore, secondo quanto ricostruito: De Domenico avrebbe avuto rapporti non protetti con altre cinque donne, quattro delle quali contagiate. Adesso arriva l’annullamento della sentenza, per ragioni tecnico giuridiche richieste dell’avvocato della difesa Carlo Autru Ryolo e condivise anche dal procuratore generale Maurizio Salamone.

Il legale aveva posto in evidenza il fatto che tra i giudici della Corte d’Assise che avevano deciso la sentenza di primo grado alcuni avessero compiuto 65anni d’età (oltre il limite fissato dalle norme per far parte dei magistrati giudicanti) durante il dibattimento. Richiesta tecnico giuridica che ha visto l’accoglimento della Corte di Secondo grado.

Il nuovo processo, dopo la consegna delle motivazioni, dovrebbe iniziare nei primi mesi del 2023.  La sentenza è stata accolta con amarezza dai familiari dell’avvocata scomparsa.

“Dal dispositivo della sentenza si evince con chiarezza che la posizione dell’imputato non è stata valutata nel merito. Si tratta solo di un annullamento dovuto al fatto che due componenti della corte avevano superato i 65 anni d’età. Le argomentazioni su cui si fonda la sentenza di condanna di primo grado non sono state evidentemente prese in esame. Si ricelebrerà il processo e saremo pronti a difendere le nostre posizioni nei medesimi termini con cui lo abbiamo fatto in primo grado”, è il commento dell’avvocato Bonaventura Candido, che assiste la famiglia insieme alla collega Elena Montalbano.

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