Nessuna minaccia, nessuna estorsione, il fatto non sussiste. Si è concluso in questo modo un processo al Tribunale di Patti, per una vicenda accaduta nel 2017 in due centri dei Nebrodi.
Un cinquantaseienne era imputato di estorsione aggravata e continuata; secondo l’accusa originaria, con minacce di morte rivolte ad una donna e ai suoi familiari, a voce e con sms e specificandole anche di sapere usare le armi in quanto cacciatore, l’avrebbe abbandonata anche in una casa isolata di un centro dei Nebrodi e l’avrebbe costretta a consegnare 2050 euro, approfittando del suo stato di fragilità.
L’uomo, che è rinviato a giudizio, è stato difeso dall’avvocato Tiziana Mastrantonio, la donna si è costituita parte civile con l’avvocato Carlo Faranda. Nel dibattimento, però, è emerso un quadro diverso da come era stato prospettato in origine; si era verificata certo la dazione di denaro trai due, ma l’uomo ha riferito che lo avrebbe man mano restituito.
Concluso il dibattimento, il pm di udienza, Tiziana Brancato, nella sua requisitoria, ha chiesto la condanna a 5 anni di reclusione e 2000 euro di multa. Il giudice monocratico del tribunale di Patti Giovanna Ceccon, accogliendo la tesi del legale della difesa, l’avvocato Tiziana Mastrantonio, ha assolto l’imputato perché il fatto non sussiste.