Clamoroso epilogo nel processo il femminicidio di Lorena Quaranta, la giovane studentessa dell’Università di Messina uccisa il 31 marzo 2020 dal fidanzato Antonio De Pace (reo confesso) in un appartamento di Furci Siculo.
Il ragazzo lo scorso luglio era stato condannato all’ergastolo, pena che era stata richiesta dall’accusa, il PM Roberto Conte, al termine della requisitoria.
L’uomo, infermiere calabrese di 30 anni, potrebbe vedersi annullata la sentenza perché uno dei giurati aveva superato in corso di processo i 65 anni, soglia massima prevista per fare parte del collegio.
E’ quanto sostiene il difensore di De Pace, Salvatore Silvestro nel ricorso d’appello depositato ieri. Se la circostanza dovesse essere confermata avrebbe dell’incredibile, portando nuovo dolore tra i familiari e gli amici di Lorena. Tra l’altro non sarebbe neanche la prima volta che un fatto del genere accade a Messina.
Lo scorso 20 dicembre le stesse motivazioni hanno portato all’annullamento della sentenza di condanna nei confronti del 58enne Luigi De Domenico, “l’untore” sieropositivo che contagiò la sua compagna, portandola alla morte.
Il delitto di Lorena avvenne il 31 marzo 2020, in pieno lockdown, a Furci Siculo, dove i due vivevano e studiavano insieme.
Era stato lo stesso De Pace a chiamare i Carabinieri quella notte. Lorena era stata trovata senza vita, uccisa al culmine di una lite. Dopo aver colpito Lorena alla fronte con un oggetto, tramortendola, De Pace l’aveva immobilizzata e poi atrocemente soffocata. Per spiegare il raptus che lo aveva colto, l’infermiere aveva dato una “giustificazione” agghiacciante: uno stato d’ansia provocato dalla paura di essere stato contagiato dal coronavirus, cosa poi rivelatasi assolutamente infondata.
Dopo averla uccisa, ha tentato il suicidio tagliandosi le vene, riuscendo però a procurarsi solo ferite superficiali. Poi la chiamata ai carabinieri.
Lorena, originaria di Favara, frequentava l’ultimo anno della facoltà di Medicina e presto si sarebbe laureata. Il 20 ottobre dello stesso si è svolta una cerimonia di Laurea in suo onore all’Università di Messina. Una vita spezzata troppo presto.