Alfonso Tumabarello, medico che ha avuto in cura Matteo Messina Denaro e Andrea Bonafede, cugino ed omonimo del prestanome del boss latitante, entrambi arrestati lo scorso 7 febbraio hanno risposto al GIP, durante l’interrogatorio di garanzia.
Tumbarello, medico di Campobello di Mazara avrebbe curato per due anni il boss Messina Denaro, affetto da tumore al colon, prescrivendogli 137 tra ricette e analisi intestate al suo assistito Andrea Bonafede. Ora è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e falso. “Ha risposto alle domande del giudice, si è sottoposto all’interrogatorio non avvalendosi della facoltà di non rispondere” ha detto il suo legale Giuseppe Pantaleo, al termine dell’interrogatorio di garanzia. L’avvocato Pantaleo ha mantenuto massimo riserbo sul contenuto delle risposte. Anche Andrea Bonafede, accusato di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena aggravati dall’aver favorito Cosa nostra, ha risposto alle domande del GIP. Il suo legale, l’avvocatessa Maria Passante, non ha rilasciato dichiarazioni.
Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Ansa Sicilia, Tumbarello avrebbe detto al magistrato di non aver mai sospettato che il vero paziente fosse Messina Denaro e di non averlo mai incontrato. Appreso della malattia si sarebbe limitato, senza visitarlo, a prescrivergli le ricette, che venivano consegnate per il tramite del cugino. Il medico avrebbe detto che il suo assistito, cioè Andrea Bonafede, aveva espresso la volontà di non rendere nota la propria malattia.
Sempre secondo Ansa Sicilia, Andrea Bonafede, avrebbe invece detto di aver assecondato le richieste del cugino omonimo – prestanome del boss – che diceva di essere gravemente malato e di aver fatto la spola tra lui e il medico per consegnare i documenti sanitari per le terapie.