Il sogno di Padre Gino Cisternino, primo parroco di San Camillo e, soprattutto primo missionario camilliano in terra d’Africa, esattamente in Benin, ieri sera si è coronato in quanto, uno dei primi tre sacerdoti africani ordinati nella missione dove Padre Gino aveva iniziato il suo “lavoro” di pastore della Chiesa di Cristo, è stato nominato amministratore parrocchiale. Una celebrazione presieduta da S.E. Mons. Giovanni Accolla, Arcivescovo di Messina, incentrata sulla semplicità; in Chiesa si respirava e si percepiva la presenza “virtuale” sia di Padre Gino Cisternino che di Padre Pietro Santoro, provinciale camilliano nell’anno in cui Padre Hubert veniva ordinato sacerdote.
Una comunità parocchiale che ha riempito le navate della Chiesa proprio, per testimoniare la vicinanza e la collaborazione ad un pastore che, insieme ai suoi confratelli, opera e lavora, al servizio dei malati, dei poveri, così come voluto dal loro fondatore San Camillo de Lellis. Significative le parole che l’arcivescovo Mons. Accolla ha rivolto ai presenti, moniti che dovrebbero rimbombare nella mente e nel cuore di tutti coloro che, in questo momento storico, sono chiamati a guardare agli “altri”, ai “disperati” che scappano dalle guerre, dalla desertificazione, dalla fame, dalla disperazione, dall’impoverimento dei terreni depauperati dalle Holding internazionali. Multinazionali, anche italiane, che hanno depredato tutto il possibile, rendendo sterile una terra già povera di suo.
Stati, dove la dignità umana è giornalmente calpestata ed umiliata, nazioni dove le donne sono solo uno “strumento”, un “oggetto” di proprietà di uomini che, dietro un credo religioso, hanno riscritto il Corano e la Sunna. Talebani, componenti di un’organizzazione politica e militare a ideologia fondamentalista islamica, che ha dato un’interpretazione della Sharia fuori da ogni condotta morale e religiosa. Proprio quelle donne mortificate e “private” del loro essere “persone”, stanno facendo sentire la loro voce anche a scapito della vita umana, per diffondere la slogan “Woman Life Freedom”.
Papa Francesco ha più volte parlato di una Chiesa Missionaria, che deve uscire dai luoghi del potere, per andare incontro all’altro, al più prossimo, a coloro che non hanno mai avuto voce, agli ultimi. Ieri, una terra di missione, il Benin ha consegnato un suo figlio alla chiesa messinese per mettersi al servizio della comunità parrocchiale ma anche della città. L’Arcivescovo Mons. Accolla ha affermato che “Dio non vuole svendere il dono della libertà, un Dio che non ha pregiudizi culturali nell’incontrare l’altro, che non usa stereotipi ma che è fedele alla sua parola, alle promesse fatte”. Mons. Accolla ha invitato ad ascoltare oggi, non domani o dopodomani, l’invito che Dio rivolge ad ogni cristiano per metterlo di fronte alle proprie responsabilità”.
La Chiesa deve riprendere il suo ruolo di servizio, ha dichiarato mons. Accolla, perché “nelle parrocchie non ci sono elezioni per conquistare posti in parlamento e in altri luoghi di potere ma, ci si deve spogliare dei personalismi e dagli egocentrismi e lavorare per il bene dei sofferenti, degli ultimi”.
L’arcivescovo di Messina ha sottolineato che “ancora non è stato debellato un certo pregiudizio, una fobia che alcuni hanno nel vedere l’altro, il migrante, come un ostacolo, una minaccia, invece che una risorsa”. Mons. Accolla ha avuto parole di apprezzamento nei confronti degli abitanti di Lampedusa e di Cutro che “stanno accogliendo i migranti alla stessa maniera del buon samaritano; l’accoglienza ha bisogno soprattutto di calore, attraverso questo la prossimità e la fraternità si esprimeno al meglio”.
Mons. Accolla ha ricordato Papa Giovanni Paolo II° che, quando veniva al sud, non per fare delle differenze, diceva che al sud c’era più calore. Utilizzando come sinonimo il calore di cui parlava Santo Giovanni Paolo II°, l’arcivescovo di Messina ha affermato che “al sud c’è la bellezza, il profumo, la fragranza dell’umanità e della fraternità; i meridionali dovrebbero essere più orgogliosi in quanto non si può indicare il sud solo come spazio geografico dove mancano i servizi, luoghi dove la mafia o la cultura della prepotenza prevalgono”. Mons. Accolla ha affermato che “bisogna guardare alla ricchezza del calore umano, della fraternità, un fratello che si fa carico dell’altro”. Proprio facendo leva su queste risorse, ha detto il vescovo Accolla, “la Sicilia che è nel cuore del mediterraneo, luogo di incontro di popoli e civiltà, dai normanni agli arabi, dai greci fino al tempo presente, di tante civiltà che si sono incrociate, potrà diventare forza trainante dinanzi alla glaciale indifferenza che alberga, a volte, nel cuore di chi pensa semplicemente che facendo quadrare i conti si possa acquietare la propria coscienza”.
L’Arcivescovo di Messina ha invitato a “guardare alle fasce sociali più deboli affermando che ognuno ha diritto a poter vivere più dignitosamente; il primo valore è quello di una onestà che punta alla dignità della persona per cui, da una parte ci stanno le norme e dall’altra ci sta anche la capacità dell’uomo di poter utilizzare al meglio e con grande onestà le ricchezze che dovrebbero essere ripartite tra tutti coloro che si sono visti derubare persino la dignità”.Padre Hubert, amministratore della parrocchia di San Camilo ha mostrato tutta la sua emozione per questa responsabilità cui è statochiamato. Al tempo stesso, ha manifestato una grande gioia “perchè è sicuro che potrà contare su una comunità dinamica, pronta a camminare insieme per rendere questo lembo di terra ospitale e accogliente, pronta a rispondere alle sfide del territorio”.
Infine, Padre Hubert ha ricordato che “Papa Francesco ha invitato tutti all’ascolto sia della parola di Dio ma anche, del volto del fratello”. Insieme alla comunità parrocchiale, Padre Hubert è certo che “ci si potrà mettere all’scolto dei fratelli senza pregudizi. Un timbro di carità rivolto sia al territorio che ai sofferenti così come voluto dal fondatore San Camillo de Lellis”. Durante la funzione hanno ricevuto il lettorato due giovani studenti camilliani Gianluca Spalice e Domenico Salvatore Sciacca. Un messaggio di speranza e di attenzione verso l’altro, che è stato alla base della vita religiosa di Padre Gino Cisternino e di Padre Pietro Santoro ed oggi, i loro “discepoli”, stanno portando avanti nel segno della fraternità, dell’accoglienza e del servizio.
Salvo Saccà