Il pm aveva chiesto per tutti gli imputati la pena di un anno e due mesi, ma il giudice monocratico del tribunale di Messina ha disposto l’assoluzione perché il fatto non sussiste. I fatti contestati si riferivano agli anni dal 2010 al 2015 per i reati di truffa aggravata, perché avrebbero presentato all’Inps per terreni localizzati a Librizzi e San Piero Patti, uno nella qualità di datore di lavoro e possessore dei terreni e gli altri come lavoratori le dichiarazioni di manodopera agricola, dichiarando inesistenti rapporti di lavoro in agricoltura; da qui i lavoratori avrebbero percepito indebitamente indennità di disoccupazione, assegni familiari, contribuzioni pensionistiche e prestazioni per malattia per un totale di oltre 120 mila euro. Inoltre dovevano rispondere di falso in concorso, perché avendo indotto in errore l’Inps a seguito delle false dichiarazioni prodotte dai lavoratori, sarebbero stati formati elenchi dei beneficiari delle indennità falsi, perché i lavoratori non avrebbero mai svolto in realtà l’attività di braccianti agricoli. Questi i capi di imputazione su cui hanno dovuto lavorare i legali della difesa, gli avvocati Sebastiano Campanella, Decimo Lo Presti, Lidia Di Blasi e Fabio Di Santo, anche a seguito delle denunce presentate alle Stazioni dei carabinieri di Librizzi e Gioiosa Marea. L’epilogo è stato diverso da quello che si era prefissato la pubblica accusa, che, al termine delle discussioni finali, aveva chiesto un anno e due mesi per tutti gli imputati; il giudice infatti ha disposto 31 assoluzioni, perché il fatto non sussiste.