I cavalloni nel torrente Longano e l’esondazione del corso d’acqua che provocò colate di acqua e fango nel territorio cittadino di Barcellona Pozzo di Gotto, soprattutto nel centro urbano, il ponte di Calderà che ha ceduto sotto la furia degli elementi, la disperazione di famiglie che avevano perso la loro casa, l’esasperazione dei commercianti con i loro esercizi invasi dal fango e degli operatori agricoli in estrema difficoltà a salvare dalla devastazione le loro aziende e portare soprattutto gli animali in salvo. E dopo il comprensibile sgomento, la voglia di ricominciare, tutti con pale, zappe ed altri utensili a spalare il fango, per riportare la città alla normalità.
C’è chi ha vissuto l’alluvione del 22 novembre 2011 – oggi dunque è il dodicesimo anniversario, in prima persona e la nostra redazione fu in prima linea nel certificare quanto stava avvenendo, raccogliendo le testimonianze delle persone, girando in lungo ed in largo, partendo dalla frazione montana di Migliardo, da dove sembra sia partita la furia dell’acqua, portandosi appresso tronchi d’albero e detriti, per arrivare poi ad altre frazioni e tra le altre, Pozzo Perla, Femminamorta, Calderà, Oreto e Portosalvo. E poi il centro cittadino.
Drammi su drammi soprattutto quando, nel pomeriggio di quel giorno sciagurato, si era diffusa la notizia che un bambino si era perso nel fango; si può immaginare la concitazione e le ricerche di quel momento di tutte le forze dell’ordine e dei volontari, un allarme rientrato subito perchè il bambino non si era perso ed era stato trovato sano e salvo.
Chi può dimenticare la difficoltà a camminare nel fango che, in certi ambienti, arrivava sopra le ginocchia; in ogni caso, quando si dovevano raggiungere persone in difficoltà si faceva questo e altro, perchè il disastro era stato grande, ma lo è stato anche il bisogno di sentirsi vivi ed utili alla comunità barcellonese.
Eravamo tutti a guardare increduli i cavalloni nel torrente Longano, che diventavano sempre più imponenti, ingranditi dalla furia dell’acqua e dal fango, quando arrivò la comunicazione che il ponte di Calderà stava cedendo. Incredibile, ma stava accadendo anche questo.
Le chiamate di soccorso arrivavano anche dai paesi vicini del barcellonese, da Castroreale, da Santa Lucia del Mela, Falcone e da Terme Vigliatore, con torrenti puntualmente esondati; lo stesso da altri comuni vicini. In quell’occasione si pensava che la pioggia battente avesse provocato danni solo nelle aree montane; qui ci furono devastazioni, certo, ma le ferite più evidenti si concretizzarono nella città del Longano.
Quella esperienza drammatica ha sollevato un problema che oggi è all’ordine del giorno e cioè la presenza delle bombe d’acqua, facendo comprendere come sia strategico pulire i canali che portano l’acqua verso il mare.
Si spera che quell’esperienza sia da esempio perchè nulla di quanto avvenuto accada un’altra volta; negli anni successivi purtroppo ancora torrenti esondati, gli stessi identici problemi, seppur saie, torrenti e canali vengono monitorati e messi in sicurezza con opportuni interventi di manutenzione.
Oggi e ieri, in ogni caso, le stesse identiche richieste di aiuto che sono state in parte ristorate, in altre situazioni di emergenza, com’è accaduto per gli incendi di ieri e di oggi, si sta ancora aspettando che arrivino i fondi per ricominciare.