venerdì, Novembre 22, 2024

Nebrodi, eseguiti decreti di sequestri a due gestori di centri di assistenza agricola a Tortorici e Cesarò

Guardia di Finanza
Guardia di Finanza

I Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza hanno eseguito due decreti di sequestro emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di
Messina, su richiesta della locale Procura della Repubblica, Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di due persone, operanti sul versante tirrenico della provincia, ritenuti socialmente pericolosi.

I provvedimenti, estesi anche ai familiari dei due soggetti destinatari delle investigazioni economico-patrimoniali, originari, uno, di Locri, l’altro di Catania, scaturiscono dalla ricostruzione del profilo di pericolosità qualificata delle persone proposte, come emerso dalle molteplici iniziative investigative coordinate dalla Procura peloritana e delegate alla Guardia di Finanza di Messina.

L’articolato e complesso quadro indiziario che ha portato alla recente esecuzione delle due misure di prevenzione, personali e patrimoniali, riflette il quadro probatorio emerso nel corso del processo alla “mafia dei Nebrodi”, le cui indagini furono coordinate dalla Procura di Messina; l’esito del quale, nell’ottobre 2022, aveva giudiziariamente accertato, l’esistenza e l’operatività della famiglia mafiosa dei “tortoriciani”, coinvolta nella
commissione di plurime attività illecite nel territorio nebroideo.

Più in particolare, quel processo aveva consentito di ritenere giudiziariamente provata la operatività di tale compagine criminale mafiosa nella provincia peloritana, essendo, peraltro, stata dimostrata la specifica e peculiare propensione della stessa compagine alla
commissione di illeciti nel remunerativo settore delle truffe comunitarie in agricoltura, per l’ottenimento indebito di fondi comunitari in danno della Politica Agricola dell’Unione europea.

Le due persone hanno avuto un ruolo determinante nella commissione delle molteplici condotte truffaldine e predatorie, in quanto gestori di due Centri di Assistenza Agricola (C.A.A.), dei quali uno, a Tortorici, l’altro a Cesarò.

Tali centri, anello debole della catena del controllo pubblico sull’erogazione dei fondi, rappresentavano l’anticamera da cui passare per presentarsi all’Unione Europea come legittimi beneficiari di quei contributi che, sulla carta, avrebbero dovuto sostenere gli agricoltori rispettosi delle regole e contrastare l’abbandono delle aree rurali.

Sulla scorta dei dettagliati elementi investigativi all’epoca raccolti, i militari del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Messina hanno accertato, per uno dei due soggetti destinatari dei provvedimenti, nell’arco temporale 2005/2014, l’esistenza di numerose condotte integranti i reati di associazione di tipo mafioso e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, violazione, quest’ultima, ascrivibile anche all’altro soggetto coinvolto, nei confronti del quale le manifestazioni di pericolosità si sono
protratte nel periodo 2012-2016.

Parimenti, gli approfondimenti economico-patrimoniali hanno consentito di disvelare la disponibilità di beni, in capo ai soggetti investigati e relativi familiari, in misura sproporzionata rispetto ai redditi leciti dichiarati, dimostrando la stretta correlazione temporale tra i comportamenti antisociali documentati e l’illecito arricchimento accertato.

In definitiva, sulla base delle attività esperite, l’Autorità Giudiziaria di Messina ha
quindi disposto l’odierna esecuzione di apposite misure di prevenzione patrimoniali, aventi ad oggetto, complessivamente: un compendio aziendale comprensivo dei relativi beni patrimoniali (attivo nel settore agricolo), sei terreni, tre quote societarie, trentacinque rapporti finanziari  – dieci polizze assicurative, undici deposito titoli, quattro carte di pagamento/prepagate, un deposito a risparmio, otto conti correnti, una somma derivante da disinvestimento di quote del fondo comune d’investimento), un autoveicolo e due quote di proprietà, relative a due fabbricati, nella disponibilità diretta e indiretta o comunque riconducibili ai proposti, per un valore complessivo di stima pari ad 1,5 milioni euro.

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