Poche tradizioni hanno lo stesso coinvolgimento, lo stesso trasporto e la stessa suggestione come la processione delle Barette del Venerdì Santo a Messina. La via dolorosa che Cristo ha percorso dopo che Pilato, pur avendolo riconosciuto innocente, per paura di dover decidere, facendo prevalere la sua fragilità, cosa che spesso capita agli uomini, lo consegnò ai Giudei perché venisse crocifisso.
Questi avvenimenti legati ad eventi religiosi ma attualizzati dal periodo storico che stiamo vivendo, fatto di guerre fratricide e di violazione dei diritti umani, i cittadini messinesi li rivivono il Venerdì Santo, attraverso le statue di cartapesta, legno e gesso (Barette) che raffigurano i momenti più significativi che hanno portato Gesù sulla Croce che, per i cristiani non rappresenta un segno di sconfitta bensì, di vittoria. Nella chiesa del Nuovo Oratorio della Pace in Via XXIV Maggio, le Barette trovano dimora tutto l’anno pronte per tornare a vivere, proprio il Venerdì Santo. A curarle con tanto amore e tanta fede i confratelli della Confraternita del SS. Crocifisso il cui governatore è Pietro Corona.
Quasi tutte le statue sono state distrutte durante il terremoto del 1908 e tornate in vita, grazie alla collaborazione e alla fede di tanti cittadini messinesi che, mettendo mano al portafoglio, hanno commissionato la loro riproduzione. I gruppi scultorei sono 11, si inizia con l’Ultima Cena per finire con Gesù nel Sepolcro.
“L’ultima Cena” è una riproduzione in cartapesta realizzata a Lecce 104 anni fa; è la più grande per ingombro stradale e sicuramente la più difficile da portare in processione lungo le strade cittadine. Una caratteristica particolare è rappresentata dall’immagine di Giuda che, l’autore ha voluto realizzare scuro di carnagione, posto alla destra di Gesù, nell’atteggiamento di colui che cerca di scappare dallo sguardo del maestro; altra particolarità che durante la processione non si nota, in mano tiene un sacchetto con dentro trenta denari, il frutto del tradimento.
Tradimento che, nella breve vita terrena, Gesù ha subito anche dall’apostolo prediletto Pietro il quale, per paura, rinnegò il Maestro. La storia umana è fatta di tradimenti dovuti alla fragilità che spesso ci porta a mettere da parte valori, aspettative fiducia. Le Barette segnano la linea di demarcazione tra il trasporto e l’amore verso colui che ha dato speranza a tanti disperati, e la paura di guardare in faccia il fratello che soffre, che chiede comprensione, affetto, rispetto.
Quattro gruppi delle Barette sono stati riprodotte in legno e risalgono al 1958: “l’Orto degli Ulivi, la Veronica, il Cireneo e l’Addolorata”. Furono stati commissionati da una cooperativa di barbieri e da alcuni macellai, ad artisti di Ortisei, località famosa per la produzione lignea di immagini sacre. Ogni Baretta è gestita da un battitore che con un l’ausilio di un martello, batte su una piastra in ferro per fornire indicazioni relative alla partenza e alla sosta.
La Processione delle Barette ha origine nel1516 quando la Sicilia era sotto la dominazione Arogonese – Spagnola. Anche quest’anno, l’assessore comunale alla cultura Enzo Caruso ha voluto che ci fosse la presenza di sei bande musicali che seguiranno le statue e suoneranno dal vivo scandendo la “dolorosità” di una processione vissuta con immensa fede. Altre figure penitenziali che accompagnano le Barette, i “Babbaluci” e le “Biancuzze”. Le Barette sano portate a spalla da oltre 200 portatori che indossano un saio bianco, rappresentano l’anima della processione in quanto, senza di loro non si terrebbe.
Il governatore della Confraternita del SS. Crocifisso Pietro Corona, ho voluto sottolineare “quanto complicato sia riuscire a mettere insieme tutti questi portatori; spesso questo ruolo è tramandano da padre in figlio altre volte, è la devozione a Cristo che fa spinge anche giovani ad indossare il saio bianco per caricarsi il peso di una Baretta”.
Chi si avvicina a questo simbolo di fede, anche se fatto di cartapesta o di legno, sottolinea Corona, “rimane segnato e travolto da una forza interiore che si accresce di anno in anno”.
Testimonianza significativa di quanto la processione delle Barette abbiano cambiato la vita delle persone, ce la fornisce Domenico Conforto; diciotto anni fa, decise, insieme alla moglie, di partecipare alla processione delle Barette. Quando raggiunse il corteo, davanti a lui si fermò la Baretta di Gesù nel Sepolcro. Con grande devozione chiese aiuto per una grave situazione di salute. Gesù ascoltò il grido disperato, sicero, pieno di speranza di Domenico che ricevette il “miracolo”. Da allora la vita di Domenico ha subito una svolta: ora e confratello della Confraternita e, con grande preparazione e fede, guida alla conoscenza delle Barette, i visitatori della Chiesa di Via XXIV Maggio.
Anche il Sindaco Federico Basile ha partecipato alla tradizionale processione delle Barette a testimonianza che la città, ha un legame particolare con questa tradizione, fatto di fede e di cultura.
I turisti presenti a Messina, hanno potuto ammirare dei gruppi statutari di grande bellezza artistica ma anche, conoscere uno dei tanti lati significativi di una città e di un territorio legato alle sue tradizione, desideroso di trasferirlo sia livello nazionale che internazionale.