In primo grado era stata condannata per truffa aggravata ai danni dell’Agea, falso ed invasione di terreni; nel processo d’appello, il verdetto è stato ribaltato con l’assoluzione.
Così ha disposto la Corte di Appello di Messina presidente Tripodi, a latere Giacobello e De Rose nei confronti di una donna difesa dall’avvocato Giuseppe Tortora. L’accusa fu formalizzata a seguito della denuncia del proprietario di alcuni terreni di Novara di Sicilia e si segnalò che l’imputata avrebbe fittizziamente attestato, con un contratto con firma apocrifa l’affitto di un fondo rustico di sua proprietà.
Questo contratto mai sottoscritto dal proprietario sarebbe stato utilizzato per richiedere arbitrariamente contribuzioni in agricoltura all’Agea per diverse annualità. Dalla denuncia scattarono le indagini della guardia di finanza della Tenenza di Barcellona Pozzo di Gotto e l’Agea nel contempo procedette al blocco delle contribuzioni ed alla richiesta di restituzioni per oltre 144 mila euro.
Nel processo che si è svolto davanti al Gup del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, a seguito di una perizia grafica per accertare la veridicità o meno della firma in contestazione, il perito nominato dal Gup ne accertò l’autenticità. La difesa dimostrò altresì come l’imputata non avesse necessità dei fondi contestati per accedere alle contribuzioni e che la stessa particella oggetto di denuncia non incideva quasi per nulla sull’erogazione del contributo.
Pur tra queste considerazioni e soprattutto le risultanze della perizia, l’imputata fu condannata con riferimento ad una annualità contributiva per truffa aggravata, falso ed invasione di terreni.
La difesa propose appello evidenziando come le risultanze della perizia disposta in primo grado avessero dimostrato l’autenticità della sottoscrizione del contratto e che mancasse ogni profilo di responsabilità, perché l’imputata aveva utilizzato un contratto sottoscritto dal proprietario denunciante.
Accogliendo le osservazioni dell’avvocato Tortora, la Corte di Appello ha assolto la donna, revocando tutte le disposizioni che il giudice aveva emesso in sede civile.