venerdì, Ottobre 25, 2024

Capizzi, morì schiacciato dall’escavatore. Condanna definitiva per il proprietario del terreno

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La Quarta Sezione della Corte di Cassazione, con sentenza emessa nella tarda serata di ieri 24 ottobre, ha confermato definitivamente la condanna, per omicidio colposo, alla pena di un anno e quattro mesi di reclusione a carico di Giuseppe Fascetto – allevatore capitino di 56 anni – per l’infortunio mortale sul lavoro occorso a Giacomo Calandra Checco, 66 anni all’epoca dei fatti. Confermate anche le condanne dell’imputato al pagamento delle spese processuali ed al risarcimento dei danni in favore della moglie della vittima Biagia Prisinzano e delle figlie Melinda e Marilena, costituite parte civili.

I fatti avvennero in Contrada Floresta di Calascibetta, dove il Fascetto è titolare di una impresa agricola e risalgono al 12 febbraio del 2011, quando il Calandra Checco, già in pensione, stava effettuando lavori di sbancamento, per sistemare una pista in un terreno molto scosceso. Durante le operazioni il mezzo si ribaltò e il 66enne rimase schiacciato dal proprio escavatore.

La Procura della Repubblica di Enna contestò al Fascetto il delitto di omicidio colposo in danno del Calandra Checco “perché, nella qualità di committente di lavori su un terreno di sua proprietà, per colpa consistita in negligenza ed imprudenza, nonché in violazione di norme antinfortunistiche ne cagionava la morte, avvenuta in seguito a grave trauma toracico-addominale di grave entità, conseguente allo schiacciamento ad opera dell’abitacolo dell’escavatore, ribaltatosi durante l’esecuzione di detti lavori”.

I prossimi congiunti della vittima – compresa la figlia Melinda, avvocatessa – si costituirono parte civile con l’avvocato Salvatore Timpanaro.

Il Giudice Giuseppe Tripi del Tribunale di Enna, con sentenza del 19 gennaio 2023, condannò il Fascetto – in primo grado difeso dall’avvocato Giovanni Palermo – con la concessione delle attenuanti generiche, alla pena di anni uno e mesi quattro di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali ed al risarcimento in favore delle parti civili costituite.

L’imputato – difeso in secondo grado dagli avvocati Enzo Guarnera del foro di Catania, Francesca Denaro del foro di Enna e Giampiero Torrisi del foro di Palermo – presentò appello e la Seconda Sezione della Corte di Appello di Caltanissetta, presieduta dalla Dott.ssa Maria Carmela Giannazzo, con sentenza del 13 dicembre 2023 respinse l’impugnazione, confermando la sentenza del Tribunale ennese.

Ieri, da ultimo, la Cassazione ha confermato la sentenza di condanna, rigettando il ricorso, presentato nell’interesse del Fascetto, dal nuovo difensore, avvocato Fabio Falcone del foro di Palermo. Le parti civili sono state sempre rappresentate, anche davanti la Suprema Corte, dall’avvocato Salvatore Timpanaro, il quale ha presentato una poderosa memoria difensiva redatta dall’avvocato Ettore Timpanaro.

Si chiude, così, con una condanna penale definitiva la drammatica vicenda che narra di un ennesimo grave incidente sul lavoro.

Ora il Tribunale Civile di Enna dovrà liquidare il risarcimento dei danni alle parti civili.

L’avvocatessa Melinda Calandra Checco – figlia della vittima – a margine dell’udienza in Cassazione a Roma, pur con mestizia e rilevando che “nessuno potrà mai restituirgli il padre, ennesima vittima del lavoro”, ha, comunque espresso compiacimento per il riconoscimento della responsabilità penale a carico di chi ne causò la morte.

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