Condanna all’ergastolo per l’infermiere calabrese Antonio De Pace, che il 31 marzo del 2020 a Furci Siculo, in provincia di Messina, in piena pandemia da covid-19, uccise la sua fidanzata Lorena Quaranta. La giovane, originaria di Favara (AG) e studentessa della facoltà di Medicina All’università di Messina, conviveva con De Pace ed era prossima alla laurea.
La sentenza è stata emessa dalla Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria, nonostante la Procura Generale all’udienza dello scorso 17 ottobre avesse chiesto 24 anni di carcere per l’infermiere originario del Vibonese. Il procedimento era approdato al Tribunale di Reggio dopo che la Corte di Cassazione, pur confermando in modo irrevocabile la responsabilità penale di De Pace per il delitto, aveva annullato la condanna all’ergastolo per l’infermiere, comminata in primo grado e secondo grado dai giudici peloritani, rinviando per la valutazione delle attenuanti generiche.
Secondo i giudici reggini non ha influito minimamente e non era da concedere la cosiddetta attenuante dello “stress da Covid”, ipotizzata dalla Cassazione che aveva riaperto il processo dopo la prima sentenza d’appello.
Avevano chiesto la conferma dell’ergastolo gli avvocati di parte civile, mentre i difensori dell’imputato, gli avvocati Salvatore Staiano di Catanzaro e Bruno Ganino di Vibo Valentia, avevano chiesto la concessione delle attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti.