La Corte d’Appello di Messina, con una decisione storica, ha ribaltato l’esito della sentenza già definitiva che condannava Antonino Recupero con l’aggravante mafiosa e, riconoscendo l’errore giudiziale, ha revocato quella parte di sentenza già definitiva che disponeva tale accusa.
Recupero, indagato nel corso dell’operazione “Dinastia”, è difeso dagli avvocati Antonino Pirri e Luca Cianferoni, i quali avevano sempre sostenuto che quella accusa non fosse fondata e lo hanno ribadito ai giudici della Corte d’Appello di Messina, che ora ha accolto quanto prospettato dalla difesa.
“Un grande risultato nel quale abbiamo sempre creduto con fermezza, eravamo certi della estraneità di Recupero rispetto a qualunque contesto mafioso”. Questo il commento dei due legali che hanno preannunciato il ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo per adeguare il trattamento sanzionatorio residuo alla cancellazione dell’aggravante.
In ragione del provvedimento della Corte d’Appello, Recupero, che era stato detenuto in regime di alta sicurezza, su richiesta dei difensori, dovrebbe essere declassificato, non sussistendo più l’aggravante mafiosa.
Per quel che concerne l’operazione “Dinastia”, che scattò nel febbraio del 2020, coordinata dalla Procura Distrettuale di Messina e condotta dai Carabinieri nei confronti della famiglia mafiosa dei barcellonesi, operativa a Barcellona Pozzo di Gotto e sul versante tirrenico della provincia di Messina, già ci sono stati il verdetto di appello per 14 imputati; si trattava di tutti i riti abbreviati approdati in Cassazione e poi, a seguito dell’annullamento parziale di alcune condanne, ritornati alla corte d’appello di Messina, che ha disposto 14 condanne.
Riguardo invece ai riti ordinari, sempre in appello, i giudici hanno disposto sette assoluzioni, una prescrizione e poi tre rideterminazioni di pena e due condanne.