Il modus operandi è ormai noto: una telefonata da un finto carabiniere, la notizia che un parente è rimasto coinvolto in un grave incidente e la necessità di pagare una finta cauzione per evitarne l’arresto o pagare i gravi danni causati, con la richiesta di consegnare per questo denaro o preziosi. E’ la c.d. “truffa del finto carabiniere”, un raggiro odioso posto in essere ai danni di vittime vulnerabili, quasi sempre anziani e persone fragili, che allarmate per le sorti di figli, nipoti o parenti prossimi, cadono nel tranello. Stavolta, però, è andata male e le potenziali vittime, invece, hanno allertato i veri carabinieri.
Sono 7 le denunce presentate ai militari dell’Arma della Compagnia di Mistretta, guidata dal capitano Silvio Imperato. I fatti sono accaduti ieri, quando letteralmente a tappeto, sono giunte a diverse persone, quasi tutte anziane, chiamate con chiaro intento di mettere in atto l’ormai noto raggiro. Il truffatore che ha telefonato, a quanto pare, si sarebbe addirittura presentato come capitano di compagnia. Grazie al velocissimo passa parola la comunità ha alzato gli scudi e con le denunce, ora, i militari dell’Arma possono mettere insieme i pezzi e portare avanti le indagini, che sono già scattate in modo serrato.
Nella stessa giornata di ieri e nella medesima fascia oraria, infatti, sono stati fatti altri tentativi del tutto simili in altri comuni dell’hinterland: è circolata voce – non ufficiale – che una telefonata del genere sia stata stata fatta ad Alcara Li Fusi e segnalazioni arrivano da Santo Stefano di Camastra ed Acquedolci. In quest’ultimo comune, secondo quanto appreso dalla nostra redazione, una potenziale vittima, grazie ai consigli e alla brochure ricevuti dai carabinieri della locale stazione un mese fa, in occasione di un servizio svolto nei pressi dell’ufficio postale nell’ambito dell’apposita campagna antitruffa portata avanti dal comando provinciale di Messina (qui la notizia), avrebbe immediatamente capito che si trattava di un imbroglio, stoppando la chiamata.
Vista la strana coincidenza è spontaneo chiedersi se sia possibile che le chiamate siano state fatte dalle stesse persone e che dietro a questo episodio ci possa essere una vera e propria organizzazione criminale, che pianifica minuziosamente i colpi, ad ampio raggio territoriale.
Reti criminali simili, con tanto di telefonisti, che agganciano le vittime, “organizzatori logistico-operativi”, che gestiscono gli spostamenti dei complici indicando i luoghi in cui recarsi, orari e mezzi da usare, tragitti, con aggiornamenti in tempo reale sul buon esito delle telefonate ed “esattori” che fingendosi Carabinieri o avvocati si recano fisicamente presso le abitazioni delle vittime per ritirare soldi e gioielli, sono già state, infatti, scoperte grazie alle indagini delle Procure di Genova, Palmi, Treviso, Reggio Calabria e Napoli.