sabato, Aprile 19, 2025

Patti, accusato di rapina e violazione del divieto di avvicinamento. 46enne santagatese condannato a 2 anni e 8 mesi di “lavori di pubblica utilità”

Tribunale di Patti
Tribunale di Patti

Era sottopposto alla misura cautelare del divieto di avvicinamento alla moglie, per altra causa, ma non avrebbe esitato a raggiungerla a casa e a sottrarle con violenza il telefono cellulare che lui stesso le aveva regalato.  Glielo avrebbe strappato dalle mani, dopo averla afferrata con violenza per i polsi.

Queste le contestazioni della Procura di Patti ad carico di un operaio santagatese di 46 anni, finito a processo con l’accusa di rapina e violazione della misura cautelare, con l’aggravante di aver commesso la presunta rapina in una dimora privata. La donna si era costituita parte civile nel procedimento, assistita dall’avvocato Fortunata La Rocca.

Per lui la pubblica accusa, rappresentata in giudizio dal sostituto procuratore Antonietta Ardizzone, al termine della requisitoria, nella giornata di ieri aveva chiesto la pesante condanna a 6 anni e due mesi di reclusione.

Il Tribunale di Patti in composizione collegiale,  presidente Monica Marino, a latere Eleonora Vona e Giovanna Ceccon, pur riconoscendo la responsabilità dell’imputato, ha concesso le attenuanti generiche e quelle per il “fatto di lieve entità”, condannandolo invece a due anni e 8 mesi di reclusione.

Inoltre, su istanza del legale dell’imputato, l’avvocato Giuseppe Mancuso, la pena della reclusione è stata sostituita con quella dei lavori di pubblica utilità – una delle misure alternative alla reclusione, con finalità deflattiva della detenzione in carcere e di effettiva rieducazione prevista dalla c.d. “Riforma Cartabia” – che saranno svolti in una struttura da individuare e per la stessa durata della pena inflitta.

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