venerdì, Novembre 22, 2024

Candidature, la grande bruttezza

Rien ne va plus, les jeux sont faits. Dalle 20 di ieri sera sono ufficiali le liste per le candidature alle elezioni per il rinnovo di Camera e Senato del 4 marzo.
Tutti gli schieramenti hanno messo in campo i contendenti ad un posto al parlamento e lo hanno fatto nel peggiore dei modi.
Liti, scontri, veleni, opachi voti on line, imposizioni dall’alto.
E quello che ne vien fuori è una politica molto malata in cui gli interessi generali sono sacrificati ad interessi personali.
Chi segue la politica è abbastanza scafato da non scandalizzarsi visto che storicamente il ruolo dei partiti è stato dominante in questi passaggi elettorali. Ma il nodo è proprio questo: un tempo esistevano i partiti. Erano aggregazioni di cittadini e, bene o male, esprimevano una classe politica che passava attraverso la gavetta nelle sezioni, nei consigli comunali, in quelli provinciali e via via seguendo una scala fatta di lavoro sul territorio.
Quei partiti sono stati sostituiti, a partire dal dopo Tangentopoli, da contenitori in larga parte vuoti.
Adesso sono rami di azienda di ricchi imprenditori o di strane società informatiche. Oppure sono strutture in cui il capo non tollera il dissenso e le minoranze non tollerano il capo, al punto di creare nuovi partiti.
Su tutto, poi, domina il marketing che ha fatto dell’elettorato e dei sostenitori, veri e propri tifosi da curva. Privi di ogni spirito critico ed incapaci di accettare il confronto.
Ed allora perché stupirsi di ciò che è venuto fuori? Ex ministri lontani dai loro territori di competenza, miss mancate, figli e nipoti di potenti, sportivi, presidenti di squadre di calcio. Un campionario più adatto a talk show televisivi che ad un posto in parlamento.
E poi si lamentano di un astensionismo al 50%.

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