Dal 2011 il governo italiano ha concesso la facoltà ai comuni di introdurre un’imposta di soggiorno per un massimo di 5,00 Euro applicata a carico delle persone che alloggiano nelle strutture ricettive di territori classificati come località turistica o città d’arte.
Via via le giunte comunali di molte località italiane si sono attrezzate istituendo tale tassa per il territorio comunale. Le modalità di applicazione possono essere diverse e possono prevedere un importo fisso o variabile, con scaglioni associati alle categorie alberghiere, al prezzo, alla localizzazione e al periodo.
Alla città di Roma hanno fatto seguito numerose altre città d’arte, tra cui Firenze, Venezia, Catania, Pisa, Siena, Torino e così via, ma anche moltissime località balneari o montane e piccoli e medi Comuni.
In provincia di Messina tra le prime ad attrezzarsi è stata la giunta comunale di Lipari, che ha istituito una tassa di sbarco (alternativa alla tassa di soggiorno), di 2,50 a passeggero in bassa stagione e raddoppiata a 5 euro nei mesi di giugno, luglio, agosto e settembre. Con una delibera di pochi giorni fa anche il comune di Santa Marina Salina ha approvato questa tassa di sbarco destinata a turisti e vacanzieri e non sono mancate le polemiche, nate perché nell’isola di Salina esiste un altro porto dove si potrà sbarcare senza pagare, quello di Rinella, che ricade nel territorio del comune di Leni, il quale non ha previsto alcun ticket da pagare.
Sempre nel messinese hanno adottato la tassa di soggiorno il comune di Messina, con una tariffa che va da 1 a 4 euro, quello di Taormina, che prevede una tariffazione compresa tra 1 euro e 2,50, Milazzo, da uno a 2 euro e il comune di Furnari, in cui per soggiornare nelle strutture ricettive si paga da 25 centesimi a 2, 25 euro. Per ultimi anche i comuni di Gioiosa Marea, Patti e Piraino hanno adottato le imposte di soggiorno: a Gioiosa Marea è stata prevista una tariffa da 1 a 2 euro, a Patti una forbice più larga, tra 50 centesimi e 3 euro, mentre per dormire nel territorio di Piraino tra il primo giugno e il 30 settembre si pagherà da 1 euro a 1,50.
Nonostante il Decreto Legislativo 23/2011 stabilisca che il gettito derivante dall’imposta di soggiorno debba “essere destinato a finanziare interventi in materia di turismo, manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali e dei relativi servizi pubblici locali”, raramente tali proventi hanno la funzione per cui sono stati previsti, perché nella maggior parte dei casi le Amministrazioni gestiscono tali fondi in maniera autonoma e li destinano alle attività più varie, anche di spesa corrente o per non identificati “fini sociali”, non sempre in linea con le finalità turistiche, mentre potrebbero scoraggiare il soggiorno nelle nostre città di ospiti stranieri che vengono, sempre di più, maltrattati dall’introduzione di tasse.