Ha tutto il sapore di un clamoroso autogol politico e di una pessima strategia comunicativa, a due giorni di distanza, la conferenza stampa del sindaco di Capo d’Orlando, Franco Ingrillì sulla situazione finanziaria del comune.
Due giorni dopo, nel comune orlandino non si parla d’altro. Di quei 20 milioni di debiti dati in pasto a stampa e cittadini presenti.
Strano per un politico non capire che quel numero sarebbe stato una bomba lanciata, il titolo certo per ogni testata, il messaggio impresso nella testa dei cittadini. Ed ancor più strano non rendersi conto che dare quelle cifre metterà il comune ancora più in difficoltà poiché chiunque è creditore di una somma, a questo punto, proverà a cautelarsi con decreti ingiuntivi per recuperare i soldi in caso di fallimento.
Una situazione all’apparenza insostenibile quella emersa due sere fa, che cozza con la prosecuzione di tutti i servizi resi dal comune normalmente in questi anni (se poi bene o male questo dipende da altro).
Ed inutile mettere qui e lì anche qualche cifra sui crediti nel corso dell’incontro.
Pero sono i Crediti, quello che è mancato nella conferenza stampa del sindaco per allontanare lo spettro del default.
Quei crediti che tengono in piedi il bilancio che un anno fa ha portato a due milioni di avanzo di amministrazione nella chiusura del bilancio. E naturalmente c’è da credere che il bilancio sia reale.
Ed allora due conti. Il sindaco Ingrillì ha detto chiaramente che il comune non ha debiti fuori bilancio.
Il nodo sono quindi i decreti ingiuntivi per oltre 6 milioni. Stando a quanto detto nella conferenza stampa, 1 milione e 100mila euro sono acclarati (si tratta in stragrande maggioranza del debito verso la società che gestisce la discarica). Gli altri 5 milioni, invece, riguardano richieste che il comune considera illegittime ed alle quali si opporrà in tribunale. Quindi o l’ente sprecherà soldi con avvocati, oppure quelle somme non dovrà pagarle.
Tutto il resto delle somme (considerando questi aspetti) non sono debiti ma mancanza di liquidità dovuta all’incapacità del comune di incassare per i propri servizi.
Secondo i primi conti fatti in ragioneria, il comune deve incassare (tra utenti morosi e fatture non emesse, 11.700.000 euro, per la Tari negli anni tra il 2012 ed il 2017, e 5.100.000 euro per Imu nello stesso periodo.
Inoltre c’è da fatturare 1.250.000 euro per il saldo Tari degli ultimi anni e circa 2 milioni per l’acquedotto.
Insomma un gruzzolo notevolissimo. Sono circa 19 milioni.
Di contro, davanti a tante imposte da recuperare, il comune non ha rinnovato l’incarico alla Creset (che si occupa del recupero crediti) e pensa di affidare al personale di ruolo questo incarico (l’internalizzazione del controllo delle strisce blu, vale la pena ricordare, portò ad un calo del 72% degli incassi). Insomma non sembra l’idea migliore.
Ed allora forse è meglio lavorare su questo che spaventare cittadini e fornitori. E soprattutto spaventare i consiglieri che tra un mese devono dare il via libera ad un bilancio che sarà in pareggio. Fossimo in loro, dopo quello che ha detto il sindaco, avremmo paura a farlo.