Un episodio di sciacallaggio vergognoso, un oltraggio alla memoria di una giovane vittima di una tragedia, un segno di tempi cupi per il nostro Paese.
E’ la falsa lettera messa in giro ieri su un social network a firma del padre di Marta Danisi, la ragazza di Sant’Agata Militello che ha perso la vita col fidanzato nel crollo del ponte Morandi a Genova.
Una lettera da migliaia di condivisioni, in alcune parti toccante, in altre intrise di astio politico.
Una lettera falsa. Falsa per un semplice motivo: il padre di Marta non c’è più. E’ morto 15 anni fa, quando aveva appena 41 anni stroncato da una terribile malattia e lasciando le sue due figlie molto giovani.
Ma sui social, si sa, la condivisione è quasi compulsiva, soprattutto quando c’è da far circolare l’indignazione a buon mercato.
E se trovano facile innesco “fake news” molto eclatanti e smentibili persino senza alcuna verifica, figurarsi cosa accade in situazioni in cui in pochi possono sapere della scomparsa del padre della giovane Denise.
Ma la storia della falsa lettera deve far riflettere, tutti, su come ormai le informazioni arrivino ai cittadini. Senza quel filtro che, bene o male, la stampa ufficiale riesce a mettere attraverso le verifiche. Le fake news invece tempestano le bacheche Facebook di chi si trova a casa.
Arrivano facendo montare rabbia ed indignazione di chi, davanti ad uno smartphone è solo e non ha neppure la possibilità di confrontarsi con amici e parenti (come avveniva una volta leggendo il giornale a casa o al bar).
Ma soprattutto, la storia della falsa lettera, deve far riflettere su cosa possa esserci dietro la creazione delle cosiddette bufale.
Non prese in giro innocenti ma qualcosa di molto raffinato creato ad arte per colpire i sentimenti di chi, naturalmente, è sensibile ad una tragedia come quella di Marta che ha scosso l’Italia.
Una lettera all’apparenza scritta da un padre, molto poetica e toccante, in cui vengono elencati tre o quattro aspetti del recente dibattito politico che si fissano facilmente in testa.
Attaccare chi si è occupato di vaccini, immigrati, diritti ai gay, “mentre l’Italia cade a pezzi” (così si legge in quel passaggio), fa capire che non si tratta di una goliardata di cattivissimo gusto. C’è qualcosa di più raffinato, di creato a tavolino, di manipolatorio.
Qualcosa di preoccupante per una Democrazia.
E’ allarmante, ed averlo fatto a spese di un giovane morta tragicamente lo rende ripugnante.