Né mandanti, né colpevoli. L’attentato ai danni dell’ex presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci ed agli uomini della sua scorta è destinato a rimanere un caso irrisolto. Un giallo senza responsabili nonostante si sia trattato di uno degli episodi criminali più gravi mai avvenuti nell’area nebroidea.
Secondo quanto riporta oggi la Gazzetta del Sud, infatti, il gip di Messina Eugenio Fiorentino ha accolto la richiesta di archiviazione dell’inchiesta – che vedeva inizialmente indagate 14 persone – sull’agguato, presentata nei mesi scorsi dalla Procura antimafia di Messina. E con un proprio provvedimento ha deciso che, per il momento tutto quello che c’era da fare sul piano investigativo è stato fatto.
Nel decreto viene evidenziato che la «… capillare attività investigativa posta in essere dall’Ufficio di Procura non consente di fare luce sul movente e sui responsabili dell’attentato in oggetto»
E ciò nonostante in questi due anni non si siano risparmiati sforzi in una diffusa attività d’intercettazione, tanto telefonica che ambientale, siano stati effettuati gli accertamenti genetici sulle sigarette rinvenute sul luogo dell’agguato, e soprattutto siano stati passati al setaccio i tabulati del traffico registrato dagli impianti radioelettrici tra i Comuni di San Fratello, Cesarò e San Teodoro, nell’arco temporale compreso tra le 20 del 17 maggio 2016 e le 3 del 18 maggio 2016.
È chiaro che l’archiviazione di questa inchiesta decisa dal gip non impedisce in futuro la riapertura del caso, se dovessero emergere elementi nuovi.
Nel frattempo, però, lo scenario è quasi del tutto cambiato sui Nebrodi. Giuseppe Antoci è stato sostituito alla guida del’Ente Parco dal presidente della Regione, il commissario Daniele Manganaro che, intervenne nell’immediatezza degli spari mettendo in salvo Antoci, è stato trasferito a Tarquinia e Tiziano Granata, che si trovava a fianco a Manganaro quella notte, è morto.