Vessazioni e maltrattamenti su bambini tra i tre e i cinque anni, oggetto di insulti e percosse, tanto da provocare loro un forte stato di ansia, malessere fisico e psicologico e paura di andare all’asilo.
Un altro presunto caso di maltrattamenti a scuola scuote i Nebrodi, e come anticipato dalla Gazzetta del Sud di stamattina, stavolta si tratta dell’Istituto di educazione e istruzione gestito dalle suore riparatrici “Maria Teresa D’Amico” di Acquedolci.
Andare all’asilo era diventato un vero e proprio incubo per una ventina di bambini della scuola dell’Infanzia. Una vicenda iniziata nel 2015, secondo le denunce presentate da una decina di famiglie che si sono rivolte ai carabinieri.
Le indagini dei militari della Compagnia di Santo Stefano di Camastra e della stazione di Acquedolci, condotte grazie all’ausilio di intercettazioni ambientali e telecamere posizionate in alcuni punti strategici dell’Istituto, ha portato alla notifica di avvisi di garanzia nei confronti di due educatrici di nazionalità filippina, indagate con l’accusa in concorso di maltrattamenti su minori di quattordici anni.
Si tratta di Rowena Labanza Cerilo, 50 anni, e Jenalvn Perez Alameda, 51 anni, entrambe religiose dello stesso ordine delle Suore riparatrici, che secondo quanto risulta da qualche tempo non risiederebbero più presso l’Istituto acquedolcese, ma sarebbero state allontanate presso altre strutture fuori dalla Sicilia.
«Sei un cretino», «fai schifo», «sei senza cervello», «Dio ti punirà»: erano solo alcune delle espressioni rivolte ai piccoli alunni, terrorizzati dai metodi delle loro insegnanti, spesso conditi dall’uso delle mani.
Secondo l’accusa inoltre, durante la mensa, i bambini sarebbero stati costretti a rimettere nei piatti il cibo caduto per terra e forzati a mangiare con la testa spinta sui piatti.
Violenze di cui i bambini avrebbero pesantemente risentito: alcuni vomitavano a casa, altri facevano la pipì a letto e tutti si rifiutavano di andare a scuola.