Perde ancora pezzi l’inchiesta antimafia Nebros, della DDA di Caltanissetta sulla gestione dei terreni adibiti al pascolo nell’area al confine tra le province di Messina ed Enna.
Il Tribunale del Riesame di Caltanissetta, infatti, ha annullato l’ordinanza del Gip nisseno che, a novembre, aveva emesso 15 misure cautelari.
«Non conosciamo ancora le motivazioni di tale annullamento – dice l’avvocato Mancuso, che difende molti degli indagati – perché queste dovrebbero essere depositate entro la fine di gennaio, ma di sicuro il Riesame non ha condiviso nulla dell’impostazione accusatoria della Dda recepita, invece, dal Gip in sede, tanto da cancellare totalmente le misure cautelari precedentemente adottate».
Secondo le ipotesi accusatorie i 15 finiti nelle maglie dell’operazione Nebros II sarebbero riusciti ad aggirare l’argine di legalità imposto dall’amministrazione di Troina nella gestione dei pascoli, introducendo l’evidenza pubblica per l’aggiudicazione del suo patrimonio boschivo nel parco dei Nebrodi. Turbata libertà degli incanti e abuso d’ufficio, le contestazioni, per una gara bandita dall’Azienda speciale silvo pastorale, partecipata del Comune di Troina. Il carcere era scattato per Federica Pruiti, Angioletta Triscari Giacucco, Sebastiano, Giovanni e Giuseppe Foti Bellingambi e per Anna Maria Di Marco. Ai domiciliari erano andati Salvatore Armeli Iapichino, Sebastiana Bevacqua, Maria Cantali, Giuseppe e Salvatore Lupica Infirri, Santo Coma e Silvestra Calderaro (quasi tutti originari del messinese). Era poi stato sottoposto alla misura di presentazione davanti alla polizia giudiziaria Antonio Consolo, che nel 2015 era direttore tecnico l’Azienda speciale silvo pastorale di Troina.