Cinque pronto soccorso di altrettanti ospedali della provincia di Messina andrebbero chiusi. Questo in base al decreto sanità del 2015, che ha riordinato il settore sanità e dato il via alla nuova mappa della rete ospedaliera.
Si tratta del Pronto Soccorso dell’ospedale di Sant’Agata di Militello, quello del Cutroni Zodda di Barcellona, il Pronto Soccorso del SS. Salvatore di Mistretta, quello di Lipari e il San Vincenzo Sirina di Taormina. In tutta la regione, sono 23 su 62 i pronto soccorso che secondo il decreto andrebbero chiusi e accorpati ad altro ospedale perché non hanno i requisiti minimi riferiti agli accessi, che dovrebbero essere minimo 54 al giorno. A Sant’Agata nel 2017 gli accessi sono stati 19.123, poco più di 52 al giorno, al Cutroni Zodda circa 48 al giorno, mentre il Pronto Soccorso di Mistretta ha registrato solo 4.243 accessi, quasi 12 al giorno, ben lontano dalla soglia di 54 accessi giornalieri.
Il decreto è rimasto in larghissima parte sulla carta, anche grazie alle battaglie che i sindaci delle zone di appartenenza, i pazienti, i medici e gli stessi dirigenti hanno portato avanti contro la chiusura.
Ieri il dato è stato riproposto da Milena Gabanelli nel suo blog sul Corriere della Sera, Dataroom. La giornalista ha pubblicato la mappa dei reparti italiani che andrebbero chiusi perché non hanno i requisiti minimi. Secondo la legge del 2015, infatti, più accessi significano maggiore sicurezza per gli utenti, anche se si tratta di un criterio non condiviso da tutti. In mancanza di sicurezza, secondo la Gabanelli, sarebbe meglio “fare qualche chilometro in più e accedere ad una struttura più sicura”.
Fare qualche chilometro in più però a volte costa la vita, soprattutto quando non si tratta pochi chilometri, come spesso accade ad esempio in territori come i Nebrodi. Se il pronto soccorso di Sant’Agata venisse soppresso il più vicino sarebbe quello del Barone-Romeo di Patti. Per fare un esempio, un’ambulanza in partenza da San Fratello dovrebbe percorrere oltre 68 km, in strade spesso dissestate o chiuse per frane, per arrivare a Patti.