E’ stato annullato il Daspo emesso dal questore di Messina a carico del giocatore di pallacanestro di Patti Antonino Sidoti. La quarta sezione del Tar di Catania ha accolto il ricorso dell’atleta pattese.
Si è dunque chiuso a suo favore un caso che lo aveva prostrato dal punto di vista fisico e psicologico, impedendogli anche di accettare offerte per giocare in Serie B.
Sidoti, rappresentato dall’avvocato Silvano Martella, si è opposto al Ministero dell’Interno e alla Questura di Messina per contestare il Daspo emesso il 2 luglio 2018; fu fatto divieto a Sidoti, per due anni, di accedere agli impianti sportivi dove si svolgevano partite di basket.
La vicenda si riferisce all’incontro di basket del 22 aprile 2018 che si è svolto a Patti fra le squadre di Patti e Barcellona. Secondo quanto rilevato dalle forze dell’ordine, Sidoti avrebbe inveito pesantemente nel corso della partita nei confronti degli arbitri e poi verbalmente anche nei confronti del pubblico che sosteneva la squadra avversaria. Infine, dopo che fu espulso dal campo, avrebbe manifestato l’intenzione di aggredire i giudici di gara. Per questi fatti, Sidoti fu anche denunciato.
In avanti la difesa dell’atleta, che ha impugnato il ricorso, ribadendo che la sua condotta sarebbe stata solo una reazione non violenta alle contestazioni dell’arbitro e circostanza importante, non è stata verbalizzata né sanzionata dai giudici di gara.
Per quel che concerne la fase cautelare del procedimento amministrativo, si è conclusa al Cga, che si è pronunciato a favore di Sidoti, non dimenticando che, nel corso del processo penale, è stato assolto per non aver commesso il fatto.
Ora la vicenda nel merito.
Per i giudici del Tar, che hanno visionato foto e video della partita incriminata, la condotta tenuta da Sidoti non integra gli estremi del Daspo; non solo, ma le reazioni esternate nel corso della partita, rientrano nella comprensibile reattività degli atleti, emotivamente coinvolti nel corso della partita. Altra circostanza importante non ci sono state ripercussioni sull’ordine pubblico e non mancò anche l’intervento pacificatore dei compagni di squadra e degli allenatori. Non ci fu violenza, né minacce e soprattutto, ulteriore circostanza decisiva, nessuna sanzione è stata adottata sul piano disciplinare sportivo. Per tutti questi motivi, il ricorso è stato accolto; e nell’attesa di ulteriori sviluppi giudiziari, restano le frustrazioni psicologiche, fisiche e sportive per aver interrotto per tre mesi la propria carriera sportiva e soprattutto per un Daspo che, alla luce di questa sentenza, non doveva essere adottato.