Si è svolta il 20 novembre scorso la seconda fase dell’incidente probatorio in cui il gip del tribunale di Messina Gaetano Mastroeni ha sentito, con modalità protetta e in un’aula appositamente attrezzata, la ragazza che, secondo l’accusa, sarebbe stata indotta alla prostituzione. La minore è stata assistita dall’avvocato Simona Arasi.
Il perito nominato dal gip, la dottoressa Daniela Astone, ha accertato, nella prima fase dell’incidente probatorio, la capacità di testimoniare della minore, che ora ha 15 anni. All’udienza hanno presenziato anche l’avvocato Giacomo Portale, difensore della madre della minore e il consulente tecnico Carmelo Genovese. Il giudice ha proceduto ad assumere la testimonianza della minore, la quale ha risposto adeguatamente e puntualmente, con esito totalmente negativo per l’ipotizzato delitto di induzione alla prostituzione. Secondo l’accusa, la madre avrebbe indotto la figlia minore di 14 anni ad andare presso case private per presunte prestazioni sessuali. L’avvocato Giacomo Portale ha riferito che il gip, nella sua magistrale esplorazione testimoniale, rispettosa delle norme codicistiche e dei principi costituzionali, ha eliminato ogni e qualsiasi sospetto, a fronte di una dichiarazione accusatoria, resa da un’assistente sociale che non ha voluto svelare il nominativo di chi le avrebbe riferito i fatti. A questo punto, ha concluso il difensore, il pm, che ha correttamente chiesto l’incidente probatorio, dovrebbe optare per la richiesta di archiviazione. L’inchiesta scattò alla fine del 2018 e scaturì dalla segnalazione di un’assistente sociale operativa in un comune dei Nebrodi, che riferì inoltre come la fonte di quelle gravissime informazioni desiderasse restare anonima. A distanza di un mese, l’assistente sociale, sentita nel corso delle indagini, aggiunse che la fonte anonima non avrebbe avuto conoscenza diretta dei fatti, ma che li avrebbe appresi da altre persone.