Che si legga sempre meno, è ormai quasi un luogo comune. Ma sarebbe meglio soffermarsi sui veri dati statistici che confermano questa realtà.
La situazione nella nostra isola è da rimarcare. Secondo l’Istat, in un report su produzione e lettura di libri nel corso dell’anno scorso, un solo siciliano su quattro ha letto almeno un libro nel 2018. La percentuale di lettori del Sud non è arrivata nemmeno al 25%, al contrario di quelli del Nord, con quasi la metà della popolazione che legge.
Nella nostra isola in pochissimi comprano libri e ancor meno frequentano le biblioteche. Le regioni con la più alta quota di frequentatori di biblioteche sono il Trentino Alto-Adige e la Valle d’Aosta. Le quote più basse si osservano, oltre che in Sicilia, in Campania (7,7%) e Calabria (8,0%).
Il report rivela anche che una famiglia su dieci non ha alcun libro in casa. Anche nei casi in cui è presente una libreria domestica, il numero di libri disponibili è molto contenuto, pari a 25 per famiglia. Se il 64% ha una libreria con al massimo 100 titoli, per chi ne possiede di più spesso succede che di questi non se ne legge nemmeno uno. I libri diventano semplicemente parte dell’arredamento.
E’ un dato di fatto anche che l’abitudine alla lettura dipenda molto dal titolo di studio. Il 73,6% sono laureati, il 46,7% diplomati e il 26,5% chi ha la licenza elementare. Forte influenza proviene dall’ambiente familiare in cui si cresce. Se i genitori sono abituati a leggere, sarà molto più probabile che i figli facciano propria questa abitudine.
C’è differenza anche di età e di genere. Leggono più i giovani tra i 15 e i 17 anni che gli adulti, più le femmine il 46,2% rispetto ai maschi. C’è un forte squilibrio anche nella distribuzione geografica delle case editrici: più della metà delle grandi case editrici è al nord e soltanto il 5% nelle isole.