“Gli organici dei tribunali di Messina, Barcellona P.G. e Patti sono stati complessivamente ridotti di 5 unità, in conseguenza della enunciata scelta di politica giudiziaria, di rafforzare le aree del Nord ed in particolare del Nord-est“.
A dirlo Michele Galluccio, presidente della Corte di appello di Messina durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario a Messina. “Il distretto di Messina – ha aggiunto Galluccio – è stato quello più penalizzato tra tutti i distretti d’Itali. La sottrazione di risorse al sud, economicamente depresso, per sopperire alle esigenze di sviluppo del nord, ha significato nei fatti e al di la delle contrarie enunciazioni, la mancanza di interesse a promuovere, attraverso una giustizia efficiente, lo sviluppo del Meridione, accentuando, invece di rimuoverlo, il divario tra le diverse parti del paese“.
“Con la legge di bilancio per l’anno 2019 è stata incrementata la pianta organica della magistratura ordinaria di 600 magistrati (di cui 520 agli uffici di merito), rispetto alla precedente dotazione, fissata con l. n. 181 del 13 novembre 2008. – ha affermato – Si auspicava che, finalmente, il distretto di Messina, che negli ultimi anni aveva ottenuto notevoli risultati nella direzione del recupero di efficienza, dell’abbattimento delle pendenze e della durata media dei processi, potesse avere un riconoscimento degli sforzi compiuti, avendo sempre ben chiaro che l’effetto finale dell’intervento ricade sulla domanda di giustizia dei cittadini – tutti uguali di fronte alla legge, senza distinzione di latitudine, ma così non è stato”.
Proteste anche gli avvocati del Distretto della Corte di Appello di Messina, che hanno scelto di assistere alla cerimonia senza indossare la toga, come hanno spiegato in una nota “in segno di protesta e di dissenso nei confronti di chi “non ascolta la voce dell’avvocatura sulla riforma che ha inciso sul decorso del termine di prescrizione del reato”.
“Oggi – prosegue la nota – il codice affida ai tempi del processo alla responsabilità della magistratura, prima inquirente e poi giudicante, ma solo un confronto reale e costruttivo con l’avvocatura avrebbe potuto consentire al Ministro di comprendere le ragioni reali della violazione delle norme sul giusto processo.“